In parole povere: La Brexit spiegata in maniera semplice

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In Gran Bretagna i due grandi partiti di governo, complice un sistema elettorale centripeto e assolutamente non rappresentativo della società, hanno fatto una sorta di patto dell’establishment poi non tanto diverso dalle grandi coalizioni continentali.
Un esempio? Le politiche di austerità: i conservatori le proponevano, il Labour si asteneva.

Questo ha fatto incazzare molto la gente, che però non aveva strumenti per esprimere la propria voce se non trovando sfogo attraverso alcune opzioni:

  1. in Scozia con il voto in massa all’SNP;
  2. alle Europee ma anche alle elezioni politiche convogliando un appoggio considerevole (4 milioni di voti) all’Ukip;
  3. appena possibile, poi, gli iscritti e militanti laburisti hanno votato come segretario il più anti-establishment dei candidati, Jeremy Corbyn;
  4. in occasione del referendum sulla Brexit i britannici hanno infine votato per mandare a quel paese l’establishment britannico ed europeo.

Di fronte a questo putiferio, i due partiti, o meglio, l’establishment dei due partiti, ha perso la testa e sta facendo di tutto per mantenere ben saldo il suo potere, che però è un castello dalle fondamenta ormai distrutte.
I conservatori fanno fuori l’uomo che più di tutti, nel bene o nel male, ha interpretato il loro elettorato, Boris Jonhson, cui i deputati tories hanno ritirato il proprio supporto per impedirne la candidatura, mentre i laburisti stanno cercando in ogni modo di estromettere un leader eletto da poco e con un consenso popolare indiscusso e indiscutibile.
Ecco un caso di scuola di come il sonno della politica possa generare mostri.

Domenico Cerabona

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