Dopo aver parlato qualche tempo fa di Tsunami, oggi tocca ai terremoti. Intanto partiamo dall’etimologia del termine: terremoto deriva dal latino terrae (ovvero terra) e motus (ovvero moto, movimento): sarete letteralmente sconvolti dall’apprendere che “terremoto” significa “movimento della terra”. Meno ovvio è capire perché i terremoti avvengono e, soprattutto, perché l’Italia è una zona fortemente sismica.
Prima di fare ciò dobbiamo fare un viaggio dentro la nostra madre Terra: noi viviamo sulla crosta terrestre, sotto di essa si trova uno strato chiamato mantello terrestre. Ora: la parte superiore del mantello terrestre è composta di rocce come la crosta (infatti insieme formano la cosiddetta litosfera, dal greco litos, roccia); invece la parte sottostante è composta di un fluido detto magma, cioè roccia liquida ad altissima temperatura. La regione di contatto è detta astenosfera (da asthenes, che in greco significa debole: questo dovuto al fatto che in quest’area le rocce sono parzialmente fuse).
Il mantello superiore, però, non è uniforme, ma è diviso nelle cosiddette placche, che possiamo immaginare come delle zattere che galleggiano sul mare. Queste zattere, ovvero le placche, non stanno ferme, ma si muovono con velocità molto basse allontanandosi, avvicinandosi o muovendosi di lato. È il fenomeno della tettonica a placche, che di regola si studia fin dalle elementari.
Come abbiamo detto questo movimento è molto lento, ma può succedere che a causa di forze interne, di pressioni, esso si arresti. Nel momento in cui questo moto si arresta, abbiamo una sorta di accumulo di energia. Nel momento in cui la forza accumulata supera la forza che ha fatto fermare la placca, allora causa l’improvviso spostamento delle rocce, causando un terremoto.
Passando all’analisi quantitativa, il terremoto è caratterizzato da due grandezze fondamentali: l’ipocentro (ovvero il punto, espresso nelle tre dimensioni – longitudine, latitudine e profondità – dove si origina questa scossa) che è appunto espresso con una profondità, e la magnitudine, che invece ci dà conto dell’energia rilasciata durante un terremoto. Questa energia è espressa in una scala logaritmica, che è detta Scala di Richter.
I terremoti non si possono predire – anche se sappiamo che possono esserci delle manifestazioni prima di un terremoto che possono mettere in allarme: ma non sempre questo accade, ed è proprio per questo che molte delle teorie sulla previsione dei terremoti non sono accettate dalla scienza. È accettato, però, il fatto che prima del terremoto possano avvenire determinati fenomeni, detti fenomeni pre-sismici, ad esempio le luci che appaiono nel cielo (le cosiddette luci telluriche che la scienza non riesce ancora pienamente a dare una spiegazione), la modificazione del campo magnetico, le emissioni di radon, la variazione del livello delle falde, il nervosismo negli animali. Tutte queste cose possono avvenire prima di un terremoto, ma non è detto che avvengano. Inoltre, se avvengono, non è detto che stia arrivando un terremoto.
Passando a fatti più concreti, proprio perché questi terremoti sono dovuti a dei movimenti di faglia sarà molto probabile che questi terremoti avvengano in aree di confine tra le faglie. L’area maggiormente attiva è sicuramente la cosiddetta “cintura di fuoco”, che è l’area dove la placca Pacifica incontra placche diverse: quella Nord-Americana, le “piccole” placche di Juan de Fuca, Cocos, Nazca e delle Filippine, la placca Euroasiatica, quella Australiana, quella Sud Americana e quella Antartica. Proprio per il fatto di essere la più grande e il fatto di avere ai suoi confini così tante placche, è quella più esposta a rischio.
Sui suoi confini infatti giacciono i posti più sismici al mondo: Cina, Giappone, Indonesia, Filippine, Nuova Zelanda, Cile, Messico e California. Proprio in quest’ultima area si incontrano la placca Pacifica, la placca di Juan de Fuca e quella Nord-Americana e la zona di confine è la cosiddetta Faglia di Sant’Andrea, nella quale molti esperti pensano che potrebbe avvenire il terremoto più forte della storia, addirittura 10 volte più forte di quello che devastò il Giappone nel 2011.
Qui sotto riportiamo, secondo il sito dell’USGS (US Geological Survey) i terremoti più potenti del XX secolo e del XXI secolo (tutti avvenuti proprio nella cintura di fuoco o nei dintorni).
E l’Italia? L’Italia ha una lunga lista di terremoti, che sono causati principalmente dal fatto di trovarsi, anch’essa al confine tra placche tettoniche. La classificazione sismica indica diverse aree di pericolosità e di rischio sismico, che vanno dalla 1 (rischio sismico alto) alla 4 (rischio sismico nullo). Quasi tutta Italia è a rischio sismico (esclusa la Sardegna). Le aree con rischio maggiore (1) sono parte della Sicilia, la Calabria (quasi tutta) e poi gli appennini dalla Basilicata fino all’Umbria; altra area a rischio 1 è parte della provincia di Udine. Nel secolo XX e XXI ci sono stati diversi terremoti in Italia (qui sotto elenchiamo i principali in ordine cronologico fino ad oggi [13/04/13]), ma nessuno ha mai superato magnitudo 7 – tranne il terremoto di Messina del 1909 che arrivò a 7,2.
Alessandro Sabatino