In parole povere: che cos’è il Tea Party?

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Da più o meno un lustro sentiamo arrivare dagli Stati Uniti voci di un movimento politico dal nome strano e intraducibile, il ‘Tea Party‘. 
Del Tea Party spesso si dà tutto per scontato: giornali e televisioni nostrani, infatti, si limitano a segnalare che uno dei suo leader è l’ex governatore dell’Alaska (e già candidata Repubblicana alla Vice Presidenza nel 2008) Sarah Palin, senza stare ad aggiungere altro.

Il nome di questa corrente del Partito Repubblicano americano trova le sue radici in un avvenimento storico: ci si riferisce alla celebre protesta dei coloni americani contro la Corona Inglese – protesta chiamata poi successivamente Boston Tea Party.  
È il famoso episodio, oramai divenuto aneddoto, in cui i coloni americani assaltano alcune navi britanniche attraccate a Boston, per rovesciare il carico (ceste di tè per un valore di 10.000 dollari dell’epoca) nelle acque del porto.
Il gesto, per l’epoca, era eclatante: era una protesta contro le vessazioni del governo di Sua Maestà, che avvenivano per mezzo di tasse altissime su prodotti importati da altre colonie – come appunto il tè.

Collegandosi a quell’episodio, il movimento Tea Party si ispira a due idee di fondo:

  • un forte richiamo alle radici americane (soprattutto in chiave religiosa);
  • una identificazione con chi si era ribellato ad imposte giudicate ingiuste o elevate.

Il Tea Party, forte di queste istanze religioso-patriottico-economiche, si è lanciato – soprattutto durante la presidenza Obama – in una vigorosa scalata del Partito Repubblicano. 
Una scalata che ha visto, con sorpresa crescente, moltissimi candidati del Tea Party sconfiggere i tradizionali candidati repubblicani, ad esempio nelle primarie interne per le cariche di Deputato o Senatore.

Questo ha causato non pochi problemi ad Obama: il Presidente si è trovato di fronte un’opposizione sempre più oltranzista ed ostruzionista che per lunghi tratti degli ultimi anni ha avuto la maggioranza in entrambe le Camere. Una situazione politicamente incresciosa, che ha causato ad Obama grossissime difficoltà principalmente su due tematiche: sanità e debito pubblico.

Per quanto riguarda la sanità, il Tea Party ha usato tutta la sua forza per annacquare il programma di copertura sanitaria nazionale di Obama (il cosiddetto ‘Obamacare’), accusando il Presidente di voler far diventare gli Stati Uniti addirittura un paese socialista.

In economia il Tea Party ha assunto toni grotteschi, nella grossa empasse politica sul tema del tetto al debito pubblico americano.
Come forse saprete gli Stati Uniti hanno un debito pubblico altissimo, che però non desta grande preoccupazione: questo perché l’economia americana è in grado di reggerlo.
Tuttavia formalmente il senato approva periodicamente un tetto massimo di questo debito (che tra l’altro viene sforato e rinegoziato regolarmente). 
Al solo scopo di indebolire la Presidenza Obama il Tea Party si è messo di traverso, per settimane, alla concessione dell’autorizzazione a sforare il tetto del debito da parte del Senato, provocando così forti turbolenze in Borsa e conseguenti gravi difficoltà alla finanza americana.

Le ultime presidenziali sembrano essere state (a mio giudizio, fortunatamente) la prima vera e forte battuta d’arresto del movimento Tea Party: l’eccessivo estremismo, soprattutto in termini di fanatismo religioso, ha spaventato l’elettorato moderato americano, tanto da portare lo stesso Romney a ridimensionare considerevolmente, sul finire della propria campagna elettorale, il ruolo del suo candidato vice presidente, Ryan, il quale veniva proprio dal Tea Party.

Domenico Cerabona
@DomeCerabona

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