In difesa di Mario Balotelli

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Ciao, Ciao Culona. Sono passati solamente due anni da quando Il Giornale, noto per sobrietà e classe dei suoi titolisti, orgasmava di fronte alle prodezze di Mario Balotelli contro la Germania nella semifinale dell’Europeo in Ucraina. 
E poi c’è stato l’indice sul naso rivolto agli inglesi, dopo la prima partita mondiale: 2 a 1, zitti, a casa. E i tweet di Maurizio Gasparri, altro maestro di stile.

È l’Italia del tiki-taka, dicevano. È iniziato il nuovo corso, fatto giovani e con a capo un eroe nero, figlio di una nuova generazione meticcia che piace tanto a Repubblica e Unità. Piace anche al mondo forcaiolo e manettaro di Facebook, ma quella è un’altra storia, qui si parla di pallone. Mario deve segnare e farci sognare; per il resto deve restare sobrio, guidare degli scassoni e andare a letto con ragazze brutte.
Insomma, tutto molto bello e tutto molto facile: basta battere il Costa Rica e poi si passeggia con le riserve contro l’Uruguay. Se la differenza reti ci dice giusto, magari, biscottiamo la partita, ché gli uruguagi, si sa, sono anche un po’ italiani.

Ma qualcosa va storto. Il Costarica ci annulla. Cesare Prandelli, schiera una formazione con una punta sola e due trequartisti, che trequartisti non sono. Con gli inglesi ci è andata bene  – anche grazie a Salvatore Sirigu, vice Gigi -, ma con i centramericani no. Balo sbaglia un gol e butta via un’azione potenzialmente pericolosa. Poi Giorgio Chiellini e il Capitano cappellano –sì, cappellano – e il Costa Rica ci purga. Seguono 50 minuti di noia.
Fa niente. Con l’Uruguay basta un pareggio e Prandelli annuncia il modello Juve: sei undicesimi, difesa e modulo di Antonio Conte. Ma la Juventus tradisce, per così dire. 
Marchisio prende un rosso che non è uno scandalo. Gli scandali sono altri, tipo Bonucci in nazionale. Tutto il secondo tempo in 10, senza Balo. 
Ironia della sorte, già ammonito, Prandelli l’ha sostituito probabilmente per evitare che venisse espulso. Perché solo Balotelli può rovinare la festa italiana. Mica Marchisio. Mica Chiellini. Mica Buffon.

Non salta in mente a nessuno che le colpe della disfatta debbano essere distribuite. Marchisio: ha lasciato la squadra in 10 nella partita più importante. Chiellini: faro di una difesa colabrodo. Buffon: colpevole nel gol del Costa Rica. Pirlo-De Rossi: zero palloni giocabili in 2 partite e possesso palla sterile. E poi a pioggia, a scendere verso i più giovani.
Ma loro sono la vecchia guardia, come il Capitano ha tenuto a precisare nel post partita. “Quelli che ci mettono la faccia”. A rincarare la dose ci ha pensato Capitan-futuro (azzurro e giallorosso), Daniele De Rossi: “In nazionale servono uomini veri, non personaggi e figurine”. Ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale.

Insomma, la colpa è dei giovani. E soprattutto di Balo, troppo fighetto, troppo avulso dal gioco e con il pensiero fisso a Fanny. Poco importa se è stato lui a realizzare il 50% dei gol italiani durante la spedizione. E poco importa se durante la partita contro l’Uruguay ha ricevuto zero palloni giocabili. Doveva trascinarci e non l’ha fatto. 
Tutto twitter e niente arrosto: la sentenza è inappellabile. Gli uomini veri, i veterani, pensano alla maglia e ci mettono la faccia. Tirano avanti la carretta.

Che Gigi Buffon sia un ottimo portiere e un mostro sacro del calcio italiano è indubbio. Ma non è quello di due anni fa. Non lo è per niente. L’uscita a farfalle contro il Costa Rica – per onestà intellettuale, rimediata con la super parata contro l’Uruguay – ne è la prova. 
Da un paio d’anni è un bel giocatore, ma non più il migliore di tutti. Lo è stato, ma sono passate delle primavere. Ma parla e sproloquia ancora come se lo fosse, con quel tono da primo della classe, pronto a scaricare i compagni più giovani che combinano marachelle. Insomma, un vero capitano.

Chiunque abbia frequentato un campo sportivo, sa che la prima regola di uno spogliatoio è: si vince e si perde tutti insieme. E Daniele De Rossi, ad esempio, questo insegnamento lo conosce bene. 
Perché sul carro dei vincitori, nel 2006, c’era anche lui. Eppure del suo mondiale si ricorda uno zigomo sfondato a uno yankee e 5 giornate di squalifica. 
Non solo: anche la sua posizione nel gol di Luca Toni in finale, quella che ne ha inquinato la regolarità. Ma in Germania si è vinto e ha vinto anche lui, nonostante abbia fatto di tutto per farcelo perdere, quel mondiale. O almeno: è stato peggio il suo mondiale in Germania che quello di Mario in Brasile.
È vero, Mario Balotelli ha deluso, come hanno deluso tutti. Ma gli uomini veri, cari veterani vestiti d’azzurro, sono in grado di assumersi le proprie responsabilità. Soprattutto quando si perde.

Andrea Dotti
@twitTagli

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