Il voto degli Italiani all’estero ed il papocchio degli Studenti Erasmus

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Il 24 e il 25 febbraio in Italia si vota per le elezioni politiche. Se molti non sanno ancora chi o se voteranno, c’è anche una terza categoria di italiani in difficoltà: chi non sa come votare. Si tratta dei cittadini italiani che in quel periodo si troveranno all’estero, ma che non vi risiedono in maniera stabile. I circa 25.000 universitari che stanno partecipando ad un progetto di mobilità europeo Erasmus, per esempio. O chi lavora e vive all’estero da qualche tempo ma non si è ancora iscritto all’AIRE, magari perché – come gli assistenti di lingua italiana – ha un contratto di soli pochi mesi. O ancora, chi sarà in quei giorni all’estero per lavorare per la sua azienda. Eppure anche gli italiani che si trovano fuori dall’Italia hanno il diritto e il dovere di partecipare al voto. Come fare?

I residenti

Carta-Universitaria-Erasmus-aperta-anche-ai-candidati-Ue_largeSe si è residenti all’estero, bisogna per prima cosa iscriversi nelle liste elettorali Circoscrizione Estero, ovvero all’AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero). In teoria, l’iscrizione è obbligatoria se si pensa di vivere all’estero per un periodo di più di un anno e va fatta entro i primi 3 mesi. In pratica, se ci si iscrive quando i tre mesi sono già trascorsi non si incorre in nessuna sanzione. La procedura d’iscrizione è molto semplice: si va sul sito del Consolato italiano, si scarica un modulo, lo si compila e lo si invia per e-mail. In alternativa, si può andare di persona nella sede più vicina del Consolato e svolgere la pratica in versione cartacea.

Fatto questo, non resta che aspettare: e qui viene l’inghippo. I Consolati hanno a disposizione fino a 180 giorni per esaminare la vostra richiesta (e di solito ci mettono intorno ai cinque mesi). Quindi, se siete residenti all’estero ma non avete ancora inoltrato la vostra iscrizione in questo momento e volete ricevere il materiale elettorale per febbraio, dovete contattare personalmente il Consolato italiano più vicino alla vostra residenza.

Una volta iscritto all’AIRE, il cittadino riceverà (“entro 18 giorni“, stabilisce la norma) per posta un plico contenente il certificato elettorale, le schede, una busta bianca, le liste dei candidati, una busta affrancata per l’Ufficio Consolare e una guida che spiega come votare. Come accade nei patri confini, può votare per  la Camera chi ha almeno 18 anni compiuti e per il Senato chi ne ha 25. Dopo aver espresso il proprio voto, bisogna inviare le schede per posta, calcolando che devono arrivare entro le ore 16 del 21 febbraio.

Se il plico si fosse perso (difficile, in paesi abbastanza civilizzati) o se ci fosse stata una dimenticanza del consolato (ecco, questo pare più probabile…) la procedura è la seguente: il cittadino dovrà presentarsi entro 14 giorni prima del voto in Italia al Consolato, dove gli verrà data un’altra scheda su cui votare. Tutto questo grazie al fu (in tutti i sensi) ministro Tremaglia, che ha istituito la possibilità per i tanti connazionali all’estero di esercitare il voto politico, eleggendo nella Circoscrizione estero 18 parlamentari (12 deputati e 6 senatori).

C’è poi il caso ancora più buffo di un italiano all’estero iscritto all’AIRE che vuole votare in Italia: costui, una volta iscritto al famigerato elenco estero, deve dare comunicazione scritta del suo “cambio di piano” entro il 31 dicembre dell’anno precedente In altre parole: tempo scaduto.

I non residenti

Ma chi, invece, all’estero non risiede, se non per un periodo inferiore ad un anno? Come deve fare per votare? Sembra incredibile, ma alle elezioni del 24 e del 25 febbraio, tutti gli studenti italiani che stanno svolgendo un periodo di studio all’estero di meno di un anno potranno votare solo comprando a loro spese un biglietto del treno o dell’aereo e tornando “a casa”.

Il Decreto del Presidente della Repubblica numero 226 del 22 dicembre 2012  è, infatti, molto chiaro al riguardo; la possibilità del voto per corrispondenza è limitato a tre categorie di non residenti:

  • gli appartenenti alle forze armate e di polizia impegnati nello svolgimento di missioni internazionali;
  • i dipendenti di amministrazioni dello Stato, delle regioni o delle province autonome in servizio all’estero per più di tre mesi, ma per meno di un anno;
  • alcune tipologie di professori e  di ricercatori universitari in servizio all’estero.

WCENTER 0JGLAJODFJ imgtoiati091106141210_12 Francesco ToiatiGli studenti Erasmus (secondo i dati del Rapporto Annuale Erasmus, circa 25.000 persone), però, hanno una strana peculiarità: è vero che devono stare all’estero per un anno, ma l’anno di cui si parla è quello accademico (meno di 12 mesi). Essi rientrerebbero nella seconda categoria, ma non sono dipendenti amministrativi – quindi, nisba! Per loro c’è un’unica soluzione, se vogliono ardentemente votare: tornare in Italia, pagando di tasca propria per esercitare il proprio diritto. Stessa sorte, in generale, toccherà a tutti i cittadini temporaneamente all’estero ma non appartenenti alle tre categorie di cui sopra.

Gli studenti Erasmus non prendono così tanti soldi grazie alla borsa di studio. Ricevono circa 200 euro al mese, e non tutti hanno la possibilità di scialacquarli per fare la dolce vita: ad alcuni, quei 200 euro, servono. Considerando che la maggior parte di loro per tornare deve prendere un aereo, capite che un viaggio, solo per votare, vale quanto uno o anche due mesi di borsa di studio.

Ultime chicche: non è attualmente previsto nessun rimborso per chi torna in Italia a votare. Il rimborso è previsto per quei cittadini che sono registrati all’AIRE, ma sono impossibilitati a votare perché vivono in un Paese che non ha accordi diplomatici con l’Italia per far votare questi cittadini. Il rimborso, in questo caso, è del 75% del viaggio. Invece, gli sconti previsti dallo Stato sui viaggi dei cittadini che devono tornare ai propri comuni di residenza per votare valgono solo… per il territorio nazionale.

Serena Avezza

@twitTagli

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