Il giornalismo televisivo batte un colpo (ovvero di come mettere un cane in braccio a Monti lo obblighi a parlare di diritti civili)

Questa settimana è stata, fino ad ora, una gran settimana per il giornalismo televisivo. La categoria, a volte bistrattata, dei giornalisti ha battuto due colpi e ha dimostrato che ci sono ancora intervistatori televisivi che hanno a cuore il vero obiettivo di un’intervista ad un ‘potente’ e cioè fargli dire quelle cose che non vorrebbe dire.

Sono riusciti in questo compito, per strade assolutamente differenti, Giovanni Floris a Ballaró con Silvio Berlusconi e Daria Bignardi alle Invasioni Barbariche intervistando Mario Monti.

Il giornalista di Rai Tre, che come Santoro aspettava da anni questa intervista, si è preparato in maniera perfetta con tutte le cifre relative ai provvedimenti oggetto delle proposte di Berlusconi e lo ha inchiodato su quelle, tagliando al minimo gli spazi tra una domanda e l’altra ed esigendo risposte nette.

Non ha neanche minimamente toccato il tema della giustizia, delle olgettine o altri campi in cui Berlusconi avrebbe fatto quello che gli riesce meglio: lo show del perseguitato. berlusconi pulisce la sedia di travaglio da santoroFloris impediva al pubblico di applaudire ‘contro’ Berlusconi quelle rare volte in cui il giornalista faceva le sue classiche battutine. Insomma, Berlusconi non ha potuto fare la scena di quello solo contro tutti nella fossa dei leoni come a Servizio Pubblico, nonostante la sua nutrita claque. Il risultato è stato che il leader del PDL è capitolato sulla proposta dell’Imu e ha ammesso che l’unico modo per restituire la tassa sugli immobili pagata nel 2012 è generare altro debito: cosa che i mercati (e Tremonti) hanno capito e giudicato malissimo.

Tutt’altro approccio invece quello della Bignardi che ha deciso di prendere una strada ‘pericolosa’ ma che si è rivelata tremendamente efficace: intervistare con leggerezza e ironia un politico che fino ad oggi non si era mai dimostrato né leggero né ironico. È stata una mossa più che vincente perché solitamente – quando hanno il Professore davanti – gli intervistatori si fanno prendere dall’ansia di prestazione, vogliono dimostrarsi all’altezza del bocconiano e finiscono inevitabilmente per metterlo su un piedistallo – anzi, più precisamente, dietro ad una cattedra; e Monti in quel ruolo si sente più che a suo agio e non va mai in difficoltà, dice quello che vuole dire e si dimostra serio e preparato (anche se un po’ ingessato).

Ieri sera invece tra un siparietto e l’altro – eccezionale quello del cane buttatogli in braccio – la Bignardi ha tirato fuori da Monti un bel po’ di cose. Innanzitutto il Presidente del Consiglio ha balbettato sui diritti civili delle coppie omosessuali, parlando di un fantomatico rafforzamento dei ‘diritti esistenti’ – come si faccia a rafforzare il niente è una cosa che lasciamo spiegare ai professori – e soprattutto ha dimostrato che considera il tema molto poco importante rispetto ai temi economici. Ha poi evidenziato come la sua compagine non abbia alcuna linea programmatica in merito.

Sul tema delle condizioni delle carceri, poi, Monti si è detto sostanzialmente contrario ad un’ipotesi di amnistia, provvedimento che concepirebbe solo dopo provvedimenti di riforma strutturale del sistema giudiziario, provvedimenti che sappiamo necessitano anni per essere approntati. (Anche qui su Tagli, però, abbiamo visto come l’emergenza sia a livelli non sostenibili per un lungo periodo).

Monti con il cagnolino adottato ieri alle Invasioni Barbariche Monti con il cagnolino adottato ieri alle Invasioni Barbariche

Infine, e cosa ben più importante, la Bignardi è riuscita, secondo me, a dimostrare che ‘l’operazione umanità’ che Monti ha portato avanti in queste ultime settimane è studiata a tavolino dai famosi ‘guru’ (David Axelrod su tutti) ma che sotto sotto lui è lo stesso di sempre. Plastica è stata la scenetta di twitter: Monti prima ha detto di essere stato lui stesso a twittare il famoso WOW, ma poi incalzato dalla Bignardi, ha dimostrato di non avere idea di come ‘cinguettare’.

Insomma, strade diverse per raggiungere l’obiettivo che ogni intervista in campagna elettorale dovrebbe perseguire e cioè: cercare di capire le intenzioni del candidato, non permettere di fare annunci.

Domenico Cerabona
@DomeCerabona

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