
L’estate è un periodo bizzarro per il cinema in Italia: nel resto del mondo, è la stagione in cui gli studios sparano le loro cartucce più importanti e distribuiscono giganteschi prodotti commerciali dal budget altissimo, studiati al dettaglio per macinare soldi.
In pratica, l’estate holliwoodiana ci vomita addosso tutti i film che, di base, noi vogliamo comunque vedere: robot, mostri, supereroi e l’occasionale commedia demenziale.
L’Italia rappresenta una piccola eccezione al trend di escalation di incassi estivi ai botteghini: gli italiani frequentano le sale cinematografiche sensibilmente meno che gli americani, in particolare quando Tom Cruise deve gestire, oltre che gli alieni, anche la concorrenza di Prandelli e Balotelli.
D’estate in Italia il cinema sembra fermarsi: è quindi il momento migliore per fare un bilancio di quello che il pubblico italiano ha subito finora: le cose belle e quelle brutte, il remake di Godzilla contro quello non autorizzato di Breaking Bad.
In questo articolo ci concentriamo sulle cose migliori, in attesa di affrontare i momenti più imbarazzanti di questo semestre 2014. Allacciate le cinture, it’s going to be a bumpy ride (cit).
MIGLIOR FILM “DA OSCAR”: 12 Anni Schiavo, di Steve McQueen (20 febbraio 2014)
Ho trovato difficile scegliere il più meritevole, nella selezione dei film candidati agli Oscar di quest’anno, tra il film di Steve McQueen e The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese. In definitiva, scelgo il primo per quelle dannate 3 ore e passa di durata del film con Di Caprio.
I meriti di 12 Anni Schiavo sono tantissimi: è un racconto struggente, privo di ipocrisia, compromessi e sentimentalismi. Ha una regia di una potenza devastante, una colonna sonora memorabile di Hans Zimmer, un grande equilibrio tra l’approfondimento interiore dei personaggi e l’affresco storico che intende tracciare.
Brad Pitt ha una scena di 10 minuti in tutto il film, e la distribuzione italiana lo ha piazzato al centro di ogni poster come se fosse il protagonista. A loro parziale discolpa, nel film Brad Pitt ha una barba buffissima.
MIGLIOR FILM ITALIANO: Felice chi è diverso, di Gianni Amelio (6 marzo 2014)
Dai, togliamoci il callo; parliamo anche di cinema italiano. Sono abituato a evitare i film di Amelio come eviterei la peste, i Coldplay e la birra analcolica.
Eppure… eppure il suo documentario storico sull’omofobia e l’omosessualità nell’Italia dal dopoguerra agli anni ’70 è uno dei migliori film dell’anno.
Il documentario si regge su una riuscita alternanza tra interviste e materiale di repertorio e azzecca qualche intuizione che lo eleva, dall’essere un buon lavoro, al diventare qualcosa di più significativo; il soffermarsi sul lessico dell’epoca, ad esempio: parlare dell’evoluzione della parola gay e del percorso di allontanamento dalle identificazioni denigratorie.
MIGLIOR COMMEDIA ROMANTICA: Non dico altro, di Nicole Holofcener (10 aprile 2014)
Enough Said è la migliore commedia romantica da anni a questa parte: scritta in maniera brillante e che racchiude due interpretazioni deliziose, intime e stracolme di un calore umano che non sembra mai finto.
È un piacere per gli occhi e le orecchie ed è allo stesso tempo triste pensare che si tratta di uno degli ultimi ruoli di James Gandolfini, morto circa un anno fa. Gandolfini è eccezionalmente divertente e malinconico in una parte molto lontana dai suoi consueti personaggi “virili” e rumorosi.
MIGLIOR CARTONE ANIMATO: The Lego Movie, di Phil Lord e Chris Miller (20 febbraio 2014)
Phil Lord e Chris Miller stanno rapidamente scalando la graduatoria di autori più interessanti del panorama contemporaneo: specializzati in comedy con aspetti molto “meta-cinematografici”, hanno svolto un lavoro sorprendente sia con la loro commedia in live-action 21 Jump Street, sia con questo film dedicato ai Lego.
Apparentemente una operazione assurda, votata esclusivamente alla promozione del brand Lego, la vera sfida del film era fare qualcosa che non somigliasse a un lungo spot pubblicitario per i famosi mattoncini.
Ebbene, The Lego Movie è un film dall’inventiva inesauribile, zeppo di idee originali fino a esplodere, con un senso dell’umorismo quasi inedito e coraggioso per il target a cui dovrebbe riferirsi.
MIGLIOR FILM HORROR: Oculus, di Mike Flanagan (10 aprile 2014)
Piccolo gioiellino del genere, e ventata di freschezza totale rispetto all’iconografia horror contemporanea.
Oculus dimostra che l’horror è un genere dove conta sapere scrivere e avere idee, più che riproporre stilemi e strutture narrative ripetute all’infinito: conta saper generare paura con l’inquietudine dell’incomprensibile e dell’ignoto, e il film di Mike Flanagan è genuinamente terrificante.
MIGLIOR FILM CON SUPEREROE: Captain America: The Winter Soldier, di Joe e Anthony Russo (26 marzo 2014)
Sequel di uno dei film meno convincenti prodotti dai Marvel Studios, il secondo capitolo dedicato a Capitan America (o Captàn, come il doppiaggio italiano insiste a pronunciare) è semplicemente uno dei migliori film sui supereroi mai realizzati.
È scritto come un thriller politico, costruito con un ritmo serrato, una storia adulta e personaggi ormai consolidati, maturi e credibili dopo lo splendido lavoro di caratterizzazione svolto nella “saga collettiva” allestita dalla Marvel, culminata con The Avengers nel 2012.
Il film sfrutta e valorizza il materiale da cui è tratto, la serie dedicata a Capitan America scritta da Ed Brubaker, trattandola con serietà e amplificandone il potenziale di spettacolarità.
MIGLIOR MOSTRO: Godzilla, di Gareth Edwards (15 maggio 2014)
Alcuni hanno urlato al capolavoro, quando hanno visto la nuova versione del classico monster-movie curata da Gareth Edwards. Altri hanno urlato alla boiata, annoiandosi a morte e chiedendosi dove fossero i mostri. Altri ancora hanno urlato e basta.
Dal mio punto di vista, la verità sta nel mezzo: Godzilla non è un capolavoro neo-impressionista né una presa per i fondelli seriosa e poco divertente; è semplicemente un ottimo film, che gode della visione di un autore che non ha paura di imporre il proprio taglio personale su un materiale quasi sacro nella storia del cinema.
Il film genera momenti dall’impatto visivo così maestoso e potente da sembrare arte, più che spettacolo: scene come il lancio dei paracadutisti su San Francisco e lo scontro finale tra i mostri sono di una bellezza sovrumana, per la quale l’ambizioso lavoro di Edwards va lodato a prescindere dai suoi difetti.
Davide Mela
@twitTagli