I terremoti italiani/2 – Perché l’Italia è una zona sismica e vulcanica

L’altroieri ho parlato dei terremoti italiani e delle zone a rischio sismico, mentre sulle cause fisiche e geologiche vere e proprie di un terremoto ne avevo parlato qui. Ma qual è la ragione della sismicità in Italia? E perché in Italia ci sono molti vulcani attivi? La ragione è semplice: nei post precedenti avevo accennato alla teoria delle placche: grandi zattere che galleggiano e si muovono sotto un mare di magma incandescente (roccia fusa). Ebbene l’Italia si trova proprio al confine tra due grandi placche: la placca Euroasiatica e la placca Africana.

placche

Qui troviamo una rappresentazione grafica molto eloquente, presa dal blog dell’INGV. La placca inferiore è la placca africana che, secondo vari studi, si sta spostando verso nord di circa 2.15 centimetri all’anno, andando contro la placca Euroasiatica. Le zone di confine tra queste due placche sono appunto il Portogallo, la Spagna, gli Appennini, la zona del Friuli e della Slovenia, la Calabria, la Sicilia, i Balcani e la Grecia. Che sono proprio le zone più sismiche d’Europa. Questo non vuol dire che tutto il resto dell’Europa o dell’Italia sia fatto di zone asismiche, ma significa ci aspettiamo una sismicità maggiore al confine. Questa è infatti la mappa sismica dell’Europa, da poco elaborata dall’INGV:

mappa sismica

Come possiamo vedere le zone più in rosso e in nero sono quelle con maggiore rischio sismico. Si nota come le regioni europee più sismiche sono la Turchia, la Grecia, l’Albania, l’Italia e l’Islanda. Notiamo anche delle “macchie” rosse in altre regioni, come nei Carpazi, nel Sud della Germania, in Francia e nei dintorni di Lisbona.

Scendendo nei dettagli della nostra penisola possiamo vedere come la mappa della Protezione Civile evidenzi il rischio sismico in Italia e sulle zone particolarmente a rischio.

Sismicità italia

E sono anche le zone che sono state maggiormente colpite in passato da terremoti disastrosi. L’altra conseguenza molto importante è che l’Italia è terra di vulcani: i vulcani infatti sono più diffusi lungo i margini delle placche tettoniche. Ma quanti sono i vulcani italiani?

Bisogna fare innanzitutto una distinzione: in Italia esistono vari vulcani considerati attivi dai geologi e altri considerati spenti. Vengono considerati “vulcani attivi” quei vulcani che hanno dato delle manifestazioni vulcaniche negli ultimi 10.000 anni. In base a questa classificazione possiamo identificare 10 vulcani in Italia: l’Etna (ultima eruzione nel 2013), il Vesuvio (la cui ultima eruzione risale al 1944), Vulcano (situato sull’omonima isola nelle Eolie, ultima eruzione 1890), Stromboli (anch’esso nelle Eolie, ultima eruzione 2013), Lipari (sempre nelle Eolie, ultima eruzione VII sec. d.C.), Ischia (ultima eruzione 1303), Campi Fleglei (ultima eruzione 1538), Pantelleria (ultima eruzione 1891), Isola Ferdinandea (che isola in realtà non è, e della quale vi prometto un giorno vi racconterò la singolare storia. Si trova davanti alle coste Agrigentine, ultima eruzione 1831) e i Colli Albani (vicino a Roma, ebbero fino a 19.000 anni fa attività idromagmatica).

vesuvio1

Accanto ad essi troviamo il vulcano sottomarini Marsili, situato a circa 150 km dalle coste siciliane e calabresi, che desta preoccupazione per la possibilità di creare uno tsunami nel bacino tirrenico nel caso di eruzione.

Ma non è finita qui. L’attività vulcanica italiana si manifesta anche con i vulcanetti di fango, che sono molto comuni in Italia: sono presenti in Emilia, a Nirano (in provincia di Modena, alcuni di questi vulcanetti eruttano anche elio), a Viano (Re) e a Rivalta di Lesignano (Pr); in Campania, a Castelfranco in Miscano (Bn); nelle Marche in vari comuni tra le province di Ascoli e Fermo; in Calabria a Montalto Offugo (Cs); in Abruzzo, a Pineto (Te).

Macalube

Oltre a queste regioni ovviamente sono presenti anche in Sicilia, in varie località: le Macalube di Aragona (foto a lato), in provincia di Agrigento, le Macalube di Terrapelata, frazione di Caltanisetta e in provincia di Catania, dove troviamo ben tre siti (due siti sono nel comune di Paternò, le Salinelle dei Cappuccini e le Salinelle del Fiume, mentre uno si trova nel comune di Belpasso, ai confini di Paternò, ossia le Salinelle di San Biagio).

Recentemente, come abbiamo già raccontato, il 24 agosto 2013 si è aggiunto a questa già lunga lista di macalube sparsa per l’Italia il vulcanetto di fango di Fiumicino.

(Foto Meteoweb.eu)

Alessandro Sabatino

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