I clandestini? Non sono colpa della Lega

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Il tema viene fuori ciclicamente, ad ogni sbarco, qualunque ne siano gli esiti: qualche esponente della Lega critica il ministro Kyenge e la sinistra per le sue politiche di presunto incentivo sull’immigrazione; dopodiché le repliche seguono a stretto giro sul fatto che la legge Bossi-Fini non l’ha fatta di certo questo Governo.
Francamente questa lotta sulla primogenitura delle colpe ha un po’ stancato, anche perché quasi tutto quello che si dice è perlomeno rivedibile: quando poi i toni si alzano al punto tale da deridere 1 milione e 400 mila elettori (leghisti) la cosa si fa anche irritante.
Come ha sintetizzato Paolo Pagliaro su La7 il giorno della tragedia di Lampedusa, molto del traffico illegale di esseri umani cominciò quando, con l’entrata in vigore degli Accordi di Schengen, il pattugliamento delle frontiere esterne venne potenziato e le procedure per il rilascio dei visti si fecero rigidissime.

Ottenere un visto per i Paesi dell’UE è un’operazione complessa e costosissima per i richiedenti, dal momento che, la prima volta, essi si debbono recare personalmente presso la rappresentanza diplomatica di un Paese Schengen.
Per quanto riguarda la Somalia, ad esempio, siccome non ci sono più ambasciate o consolati Schengen nel Paese, i richiedenti che vogliano un visto rilasciato dalle autorità italiane debbono andare fino a Nairobi: meglio forse, con i loro risparmi, prendere la via della clandestinità verso l’Etiopia e il Sudan.

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La Legge Bossi-Fini, definita da alcuni “criminogena” (e non si capisce bene come, visto che buona parte dei migranti che arrivano sui barconi ha già vissuto in condizioni di irregolarità in circa 3 o 4 stati diversi dall’Italia) ha trasformato la condizione di ogni singolo migrante da illecito amministrativo a reato penale prevedendo che l’interessato venga, una volta rintracciato, immediatamente accompagnato alla frontiera.
Viste le lungaggini della giustizia italiana e l’allarme sociale destato da talune situazioni, questa potrebbe essere considerata una buona legge.

Si impone a questo punto la seguente considerazione politica: uno Stato sovrano ha il sacrosanto diritto di stabilire quali siano i requisiti per l’ingresso sul suo territorio, e quelli per l’ottenimento della cittadinanza. 
Questo è un dato pacifico, che non necessita di essere giustificato: mi sembra che si rivendichi troppo spesso la sovranità sulle decisioni economiche rispetto all’UE, ma che non si ricordi mai che il diritto di fare le leggi rimane in esclusiva ai nostri rappresentanti eletti.
Se il nostro Governo decidesse di chiuderci dentro alle patrie frontiere fino alla fine dei nostri giorni, nessuno straniero sarebbe autorizzato a sindacare in merito.

Se agli stranieri la legge Bossi-Fini non piace, considerato che sono loro che cercando di venire qui, possono tranquillamente rivolgersi altrove. Agli italiani che invece la avversano, l’invito a discuterne le modifiche, senza la necessità di deridere.

 Jack O. Hearts
@twitTagli

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