Le elezioni si avvicinano, i simboli sono decisi e i partiti possono scaldare i motori sfidandosi a colpi di candidatura. Questo candida Tizio, quell’altro candida Caio, qualcuno ha fatto le primarie, qualcuno le parlamentarie online e qualcun altro non sa ancora bene se fare il premier o il ministro dell’economia. Sembra di essere nel mezzo di una finestra di calciomercato, è tutta una corsa frenetica ad accaparrarsi questo o quel personaggio.
Ogni schieramento attinge a piene mani dalla cosiddetta società civile, come se si trattasse di alieni venuti da lontano, incapaci di deludere. È uno di quei concetti che ti fa credere che davvero la politica sia un mestiere, non un servizio. Mi ricorda un po’ quella scena di Tre uomini e una gamba in cui Giacomo e la Massironi, al cinema, discutono degli attori. “L’anziano è una spanna sopra gli altri” dice il primo, “Non sono professionisti, sono presi dalla strada” risponde la seconda. Forse la mia memoria mi tradisce ma Fiorito, Lusi e Belsito non erano persone comuni prima di entrare in Parlamento o in consiglio regionale?
La frenesia rischia però di giocare brutti scherzi. Ecco che dalle scelte vengono fuori risultati controproducenti ma soprattutto due categorie, l’incandidabile e l’uomo qualunque. Iniziamo dagli incandidabili. A cominciare è stato il partito dei Pensionati che per smania di colmare un gap strutturale l’ha sparata grossa e ha candidato Michele Misseri, imputato principale nel processo per l’omicidio di Sarah Scazzi. Voglio pensare che sia una provocazione. Voglio illudermi che lo sia perché se fosse una scelta consapevole più che di un rinnovamento politico avremmo bisogno di una seduta di psicanalisi globale.
I Riformisti Italiani di Stefania Craxi candidano in Piemonte nientemeno che Luciano Moggi. Già che c’erano potevano vedere se Giraudo e Bettega erano disponibili. Accettate un consiglio da uno juventino, magari lasciate perdere il terzetto Cobolli Gigli-Elkann-Blanc perché se fanno la metà di quello che hanno fatto alla Juve facciamo davvero la fine della Grecia.
Il premio “Faccia pulita” se lo aggiudica La Destra di Storace che ha deciso di candidare al Senato, nel Lazio, un personaggio pacato, democratico ed equilibrato: Mario Vattani, ex console italiano ad Osaka rimosso dall’incarico per essersi esibito in performance canore inneggianti al fascismo e accusato, in gioventù, di aver picchiato dei giovani di sinistra. Quest’ultima nota però è diventata una referenza da quando in Parlamento sono entrati soggetti come La Russa, Tremaglia e Alemanno.
Possiamo ora passare alla seconda categoria. Qui, a dare il meglio di sé, è stato Antonio Ingroia con il suo movimento Rivoluzione Civile. Ha candidato il giornalista Sandro Ruotolo, il paparazzo Antonello Zappadu (quello delle foto alla villa di Berlusconi in Sardegna: almeno lui ha però rifuitato), Ilaria Cucchi, Lucia Uva, Gildo Claps rispettivamente sorelle di Stefano e Giuseppe morti per percosse durante la custodia cautelare e fratello di Elisa uccisa dal serial killer Danilo Restivo. A questi si aggiunge la vedova di Calipari. Se vuoi candidarti con Ingroia devi avere almeno un parente morto in circostanze misteriose o con modalità cilene. Niente di nuovo, ricorderete che in Parlamento sono entrati anche Giuliana Sgrena e la madre di Carlo Giuliani. La tragedia fa sempre presa sull’elettorato, se poi è avvenuta con un grado di ingiustizia più o meno elevato ancora meglio. Last but not least Favia, il dissidente del Movimento 5 Stelle non ha faticato a trovare una nuova casa. Scommettiamo che fra un po’ si aggiungerà anche la Salsi?
Anche Mario Monti non ha voluto essere da meno. Il professore ha pensato bene di candidare due gay dichiarati, Alessio De Giorgi direttore di Gay tv (che ha rinunciato in seguito ai commenti misurati di giornali indipendenti come Libero e Il Giornale) e Giuliano Gasparotti presidente di Officine Democratiche. Iniziativa encomiabile se non fosse che poi è andato in televisione ad affermare che “La famiglia è fondata sull’uomo e sulla donna”. Un capolavoro politico ma che vuoi fare, alla Bocconi mica insegnano la coerenza. Si fosse limitato a questo. Ha tirato fuori dal cilindro Valentina Vezzali che dopo cinque Olimpiadi magari pensa di regalarsi altrettante legislature. Come non ricordarla a Porta a Porta quando starnazzando come un’oca giuliva alla vista di Berlusconi disse “Presidente posso toccarla?“. Solo gli imbecilli, del resto, non cambiano mai idea.
Non che il Pd stia a guardare. Bersani sta pensando di candidare Eugenio Preziosi, un talebano cattolico che teorizza una società senza peccatori ed è l’ex vicepresidente dell’Azione Cattolica. Sentirà forse la mancanza della Binetti e vorrà trovare un modo per fare incazzare Vendola. Oppure teme semplicemente che i baciapile votino in massa centro o centrodestra. Vuoi mica che ci sottraggano voti pensando che mangiamo ancora i bambini e vogliamo istituire l’ateismo di Stato? Come diceva Don Camillo “Nel segreto della cabina elettorale Dio ti vede, Stalin no“. Deve essere invece per controbilanciare l’ingombrante influenza della Cgil che ha deciso di candidare anche l’ex direttore generale di Confindustria, Giampaolo Galli.
Il Cavaliere invece si limita a candidare Marcello Dell’Utri. Menomale, temevo che in Parlamento entrassero tutte facce nuove e che facessero fuori tutti i mafiosi. Mi sento un po’ come quei bambini che passando alle medie cambiano scuola e compagni e si portano dietro l’amichetto delle elementari: rassicurato.
Alessandro Porro
@alexxporro