Che il senso del limite non appartenesse alla politica nostrana si sapeva già da tempo. Che fosse patologia diffusa anche nella cosiddetta antipolitica lo abbiamo scoperto da poco. Succede così che a voler esagerare a tutti i costi si esca dal seminato in modo anche doloroso.
Dopo l’infelice uscita sullo ius soli, bacchettata e tacciata di razzismo anche dai suoi stessi seguaci, Grillo ne ha combinata una ancora più grossa. È andato a Palermo per uno dei suoi soliti comizietti urlati e di fronte ad una nutrita platea ha detto “La mafia non ha mai strangolato il proprio cliente, la mafia prende il pizzo, il 10%, qui siamo di fronte a un mafia che strangola la propria vittima”. Se ci fosse stato il Trio Medusa sarebbe partito il caro vecchio jingle “Questa è proprio una ca…“.
È vero caro Beppe, la mafia strangola poco. Lo strangolamento è statisticamente poco diffuso tra le pratiche assassine della mafia. Però si difendono bene lo stesso. Sciolgono nell’acido – anche i bambini – fanno saltare in aria, sparano, bruciano e se stiamo pure a dare retta ai luoghi comuni infilano le persone nei piloni e nelle fondamenta.
Quel che è peggio è che Grillo è andato a dirlo a Palermo, città capoluogo di una terra che da oltre mezzo secolo versa un altissimo tributo in sangue e in vite umane alle cosche. E per non farci mancare niente è riuscito a centrare involontariamente il trentennale della morte di Pio La Torre e Rosario Di Salvo, politici del Pci trucidati dalla mafia proprio a Palermo.
Si può passare sulle sparate antipolitiche, si può passare sugli attacchi più o meno velati alle istituzioni dello Stato, si può passare sui toni volutamente esagerati in un clima velenoso e mai come oggi teso ma non si può passare sopra alle esagerazioni gratuite, ai paragoni che non stanno né in cielo né in terra e soprattutto non si può passare sopra alla negazione di una verità che sta sotto gli occhi di tutti. Chissà cosa pensava Grillo di Berlusconi quando l’ex premier ebbe a dire “La mafia? Un fenomeno ingigantito da film come la Piovra”.
Il comico genovese ormai sembra aver capito meglio di altri come funziona. Spara una corbelleria roboante e i giornali ne parlano per giorni e giorni in ossequio al “bene o male, l’importante è che se ne parli” di Wildiana memoria. Una tattica che come tutte le altre dovrebbe però avere dei limiti – basta capire quali sono.
Quelli che devono stare più attenti di tutti sono però proprio gli italiani, che in questo difficile frangente della politica sembrano pendere verso Grillo. L’italiano ha da sempre una propensione naturale a chi urla, fa le faccette buffe e le smorfie accigliate da un balcone o da un palco, e generalmente ne avverte il peso soltanto dopo 20 anni. Quasi sempre con conseguenze dolorose.
Alessandro Porro