Fra poco in Parlamento: Davide Cavallotto, Lega Nord

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L’aula di Montecitorio non è certo nuova per Davide Cavallotto; 35 anni, torinese, iscritto alla Lega Nord fin dalla nascita del movimento, nel 2008 è stato eletto alla Camera dei deputati dopo una lunga militanza nelle fila del Movimento Giovani Padani, di cui è tuttora coordinatore nazionale per il Piemonte. Nonostante il suo impegno da parlamentare non ha mai perso il contatto con il suo territorio e in particolare con la città di Torino, dimostrandosi attivo al fianco delle istanze portate avanti dagli amministratori e dagli esponenti locali del partito. In lista dopo il governatore del Piemonte Roberto Cota e il collega onorevole Stefano Allasia.

Siete stati per quasi 10 anni al governo con Berlusconi senza riuscire a realizzare pienamente il federalismo fiscale, cosa vi porta a pensare che ci riuscirete questa volta?

Il federalismo fiscale in realtà è legge, il problema semmai è che mancano i decreti attuativi.  Il nostro impegno, se dovessimo governare, sarà quello di attuare questa legge e i cosiddetti costi standard. Faccio un esempio, se una siringa in Piemonte costa alla sanità 10 centesimi e in Toscana una siringa di uguale qualità costa 1 euro non sarà lo Stato a dover rimborsare la differenza ma sarà l’azienda sanitaria a dover acquistare la siringa al prezzo minore,. Se si facesse così si potrebbero risparmiare circa 30 miliardi di euro di spesa sanitaria.

Nel vostro programma proponete di lasciare il 75% di tasse alle regioni, non credete che il risultato di questa politica possa essere un Paese che viaggia, in misura maggiore rispetto ad ora, a due velocità diverse?

Per rispondere a questa domanda faccio sempre un esempio. Supponiamo che in una classe ci siano due alunni, uno che arriva sempre puntuale, che rispetta il professore, che svolge puntualmente tutti i suoi compiti e un altro che invece arriva in ritardo, risponde male al professore ed è maleducato, è ovvio che il professore sarà portato a curare di più quello che lo rispetta. La proposta del 75% significa che certe regioni non devono essere egoiste e trattenere il 100% delle tasse come la Sicilia. In Piemonte, per esempio, la spesa sanitaria incide per 8,4 miliardi e restano due miliardi per tutto il resto, in Sicilia invece la spesa sanitaria incide per 8,6 miliardi mentre per il resto si spendono 21 miliardi. La nostra proposta spingerebbe le regioni ad essere più virtuose. Se per esempio il Piemonte ha 400 forestali a fronte di una popolazione di 4 milioni e mezzo di persone non è possibile che la Sicilia abbia 28mila forestali su una popolazione di 5 milioni. Se si riuscisse ad attuare questo provvedimento avremmo i fondi per detassare il lavoro dei giovani, di coloro che perdono il lavoro in età avanzata, detassare le aziende, investire sulla ricerca, tagliare il bollo e abolire l’Irap.

Quali impedimenti reali vi sono per la concessione alla cittadinanza ai figli degli immigrati?

In Italia la cittadinanza si può ottenere dopo dieci anni di residenza. Questo perché per ottenere la cittadinanza devi dimostrare di essere integrato in una comunità, devi guadagnarti il diritto. Ci sono paesi come gli Usa e l’Australia che non la concedono molto facilmente. Se noi riconoscessimo lo ius soli i ricongiungimenti familiari sarebbero notevolmente facilitati e ci troveremmo in una situazione insostenibile. Si tratterebbe di una grandissima sanatoria che non possiamo permetterci. Che non sia una misura opportuna è poi dimostrato dal fatto che non c’è, da parte degli immigrati, una rincorsa alla cittadinanza.

Quando Berlusconi si è dimesso qualcuno all’interno del partito aveva annunciato di non voler mai più sostenere il Cavaliere, che cosa vi ha fatto cambiare idea?

Diciamo che questa è la prima volta in cui noi non andiamo a ruota di Berlusconi ma è lui che ha deciso di sostenere un nostro candidato, Roberto Maroni, in Lombardia, inoltre abbiamo ottenuto l’impegno del Cavaliere a non candidarsi più come premier e a sottoscrivere la nostra proposta del trattenimento 75% delle tasse. La Lega da sola non potrebbe arrivare al 51%, è normale che si cerchino accordi elettorali che con la sinistra italiana ad esempio non sono possibili perché abbiamo l’unica sinistra nazionalista e contraria all’autonomismo.

Il vostro elettorato è sempre compatto o dopo l’operazione pulizia e la faida Bossi-Maroni temete di avere perso un po’ di appeal?

La Lega ha avuto alti e bassi ultimamente, il punto forte in questa fase è rappresentato dal nostro programma. Certo, a tutti piacerebbe avere ancora il 12% del febbraio 2012 ma ora la percentuale è per forza più bassa a causa delle colpe di pochi. In queste elezioni si registrerà sicuramente il fenomeno Grillo al quale molti ci accostano, noi però abbiamo un programma che il M5S non ha. L’operazione pulizia c’è stata contro coloro che si sono serviti della Lega, noi dobbiamo fare mea culpa per non aver controllato queste persone.

Un’ultima domanda, quale sarà il ruolo di Bossi nella Lega del futuro? Sarà soltanto un padre nobile o tornerà ad essere il segretario?

É giusto che resti come padre nobile e presidente a vita di un movimento che ha fondato, io credo che Bossi sia stato uno dei più grandi rivoluzionari nella storia d’Italia ma è giusto che si vada avanti con nuove figure perché quando Bossi non ci sarà più la Lega dovrà reggersi in piedi da sola.

Alessandro Porro
@alexxporro

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