
Come festeggerete il bicenteneraio verdiano? Ascoltando un’opera del maestro? Con una bella gita a Busseto? Recandovi presso uno dei tanti luoghi dove si organizzano festival e notti bianche per l’occasione? Prendendo una sbronza coi fiocchi?
Se siete tipi da celebrazioni fatte in casa, del tipo stappare una bottiglia da mezzo litro di spumante insieme al vostro vicino a mezzanotte in punto, potreste tuffarvi nello spirito della celebrazione dando un’occhiata allo sceneggiato televisivo mandato in onda dalla RAI nel 1982.
Erano i tempi in cui la RAI produceva ancora sceneggiati di altissima qualità, avvalendosi della partecipazione di grandi attori e grandi registi. Ricordiamo anche “I Miserabili”, “La cittadella” (1964), “I fratelli Karamazov” (1969), e, sempre in tema di biografie di compositori, “Puccini” (1973).
Lo sceneggiato sulla vita di Verdi era composto da nove puntate. E, scusate se torno a essere polemico circa il calo di qualità degli sceneggiati della RAI nel corso degli anni, questa è una bella differenza rispetto alle fiction attuali, che pretendono di raccontare tutta la vita di una persona in due sole prime serate.
La regia venne affidata a Renato Castellani, maestro del neorealismo.
Fu una grande produzione, poiché richiese non solo la collaborazione di ben cinque paesi (Italia, Francia, Germania dell’Ovest, Regno Unito e Svezia), ma anche un lavoro di ben otto anni per curare tutti i dettagli della sceneggiatura. “Verdi”, in effetti, è più una sorta di enorme film-documentario che uno sceneggiato nel senso stretto del termine.
Lo si può notare dalla presenza di un narratore che ci descrive passo dopo passo tutta la vita del maestro, dalle sue prime esperienze con la banda fino ai funerali del 1901. Per questo motivo, è adatto soprattutto ai più giovani e in generale a chi per un motivo o per un altro conosce poco di Giuseppe Verdi e vuole colmare la lacuna.
Non crediate però di trovarvi di fronte a una puntata di “Superquak”. Questo sceneggiato riesce ad essere interessante anche dal punto di vista cinematografico, rappresentando scene di vita vissuta mai romanzate ma sempre coinvolgenti.
Del resto il cast annoverava personaggi quali Carla Fracci, Milena Vukovic e Tito Schipa jr, Ugo Bologna e tantissimi altri. Persino ruoli minori erano sostenuti da grandi professionisti del cinema italiano. Inoltre, ogni volta che nello sceneggiato qualcuno intona un’aria d’opera possiamo sentire le voci di autentici mostri sacri quali Mario Del Monaco, Maria Callas, Luciano Pavarotti, Giuseppe Taddei e Renata Tebaldi.
A proposito di arie d’opera, tutte le arie che sentiamo nella miniserie vengono eseguite in forma integrale. E (prometto che è l’ultima volta che dico una cosa del genere) anche questa è una differenza non da poco rispetto a quello che accade nella televisione di oggi, dove le arie d’opera spesso si tagliano limitandosi a farne sentire le battute più famose (penso al programma “Mettiamoci all’Opera” di Fabrizio Frizzi o alla recente fiction su Puccini con Alessio Boni).
Che altro dire? Spero di aver convinto qualcuno. Se è così, mano ai pop-corn e buona visione!
F.V.
@twitTagli