
Fabrizio Morri, segretario provinciale torinese del PD, ha preso contatti con la redazione in risposta all’articolo pubblicato da noi nella giornata di martedì. Ecco quanto ci ha dichiarato durante una lunga e cordiale telefonata.
“Le domande contenute nella lettera aperta comparsa sul vostro sito sono domande legittime, che prendono le mosse da una descrizione dei fatti incontestabile.
La manifestazione cosiddetta ‘dei forconi’ – andata in scena nelle giornate di lunedì, martedì e mercoledì – ha assunto una dimensione ed una consistenza che ci hanno sorpreso. Hanno sorpreso non solo noi esponenti del Partito Democratico, ma anche e soprattutto la Questura e la Prefettura che – spiace dirlo – si sono fatte trovare impreparate al momento di fronteggiare una situazione di tale gravità.
Lo Stato e i rappresentanti territoriali del Governo hanno sottovalutato l’ampiezza che quell’iniziativa andava ad assumere, non riuscendo quindi ad allestire le misure – preventive prima e contenitive poi – per gestire la protesta. Soprattutto, il Governo non ha colto appieno la gravità della situazione nella Città di Torino.
Del resto, anche per le Forze dell’Ordine la situazione non è semplice: a difendere la città nelle giornate di lunedì e martedì vi erano appena 150 uomini, del tutto insufficienti per organizzare una risposta adeguata. Infatti, solo nella giornata di mercoledì sono arrivati alcuni contingenti di rinforzo inviati dal Ministero dell’Interno: costoro hanno aiutato a gestire l’ordine pubblico in maniera molto più efficace.
Tutto questo, però, non significa poter configurare una adesione da parte della polizia. La fedeltà della Polizia di Stato non è in discussione.
Piuttosto, si può comprendere come qualche singolo agente possa esser stato mosso da umana comprensione dello stato d’animo dei manifestanti. Da una parte ci sono i poliziotti, che dai tempi dei Governi Berlusconi lamentano i tagli al personale, ai mezzi, agli stipendi, a cui corrisponde un aumento dei turni di servizio, sempre più lunghi e gravosi; dall’altra, magari, c’è un disoccupato cinquantenne con una famiglia da mantenere e la sola forza della disperazione.
Nel momento in cui si incontrano la rabbia del cassaintegrato e il disagio autentico di un poliziotto, di un ragazzo, che guadagna a malapena 1.200 euro al mese, è perfettamente comprensibile ed anzi umano che uno si riconosca nei problemi dell’altro.
Ma questo non significa né un’adesione formale né un pericolo di infedeltà della polizia, né una strategia per sottrarsi al loro dovere messa in atto nelle fasi più controverse della protesta.
Una protesta la cui analisi non è né semplice né immediata: è fuori di dubbio che le modalità utilizzate dai manifestanti fossero e siano da contrastare; ma è altrettanto fuori di dubbio che le ragioni e le motivazioni dell’esasperazione dei nostri concittadini affondano le radici in un disagio sociale profondo.
Esso, per quanto si palesi in toni confusi e poco propositivi, è un malessere serio e grave, che le forze democratiche devono tenere in considerazione ed essere capaci di ascoltare. È vero, ci sono stati evidenti richiami di ispirazione fascista tanto nell’atteggiamento quanto nelle azioni messe in pratica: mi riferisco soprattutto all’ingiustificabile e gravissimo episodio di Nichelino, dove il Sindaco Giuseppe Catizone è stato sequestrato all’interno del proprio municipio da un manipolo di estremisti di ispirazione neofascista.
Ma questo non ci autorizza ad estendere il ‘bollino nero’ a tutti i manifestanti che hanno preso parte ai cortei e alle iniziative di questi tre giorni. Il rischio, altrimenti, è di compiere una inutile generalizzazione, instaurando una dinamica ‘buoni contro cattivi’.
Lo dico a chiare lettere: bisogna evitare di gettare la questione sul piano ‘da una parte sono tutti fascisti, dall’altra sono tutti democratici’ – sarebbe una semplificazione estrema e sbagliata.
Per quanto riguarda il ruolo del Partito Democratico di Torino e provincia, le cose da dire sono molte: innanzitutto, pur essendo noi chiamati ad un grande impegno per garantire l’organizzazione di una macchina complessa come le primarie nazionali, avevamo già segnalato con un comunicato le possibili criticità della manifestazione.
Certo, nessuno si aspettava una tale dimensione della protesta, e del resto lo stesso comunicato di sabato 7 è passato in secondo piano proprio per l’attenzione che è stata dedicata da parte di tutti (interni ed esterni al Partito) alle primarie.
Nella serata di lunedì, appurata la gravità della manifestazione, abbiamo discusso in una riunione circa l’opportunità di convocare una nostra manifestazione per la giornata di martedì. Abbiamo desistito dopo una attenta valutazione delle circostanze, accogliendo i numerosi suggerimenti in tale direzione provenienti – tra gli altri – anche da Questura e Prefettura: per una più serena gestione della situazione, gli organi dello Stato hanno ritenuto opportuno evitare di generare ulteriori e possibili motivi di tensione.
È chiaro, comunque, che il bersaglio di questa manifestazione è il Partito Democratico: non è un caso che nel Paese la manifestazione più incisiva sia avvenuta a Torino, una città retta da un amministrazione di centrosinistra, e nei comuni limitrofi (pure essi amministrati da giunte in cui il PD fa parte della maggioranza).
Mi preoccupa molto questo attacco mirato agli enti comunali: il Comune è l’istituzione territoriale per eccellenza, e sapere che i sindaci di Nichelino, Pinerolo ed altre realtà provinciali sono contestati quasi ‘in quanto tali’, per il solo essere ‘rappresentanti dello Stato’, è un dato assai angosciante.
Per continuare l’analisi, Torino è poi, a mio modo di vedere, una città in cui gli effetti della crisi sono stati percepiti con maggiore durezza: probabilmente, gli organizzatori hanno scommesso sul disagio dei torinesi, facendo leva su problemi che qui sono avvertiti forse più che in altre zone d’Italia. Ma questa è un’interpretazione personale, e la complessità dell’evento ci impone cautela nel dare risposte affrettate ed unidirezionali. Anzi, a tal proposito posso aggiungere che secondo alcuni rumores provenienti da ambienti delle Forze dell’Ordine non è escluso che ci sia qualcuno che abbia assoldato dei figuri per pilotare la protesta e creare il massimo disagio possibile.
Ora però dobbiamo cercare di ripartire: già nei giorni della protesta abbiamo mantenuto aperti i Circoli del PD, ed è in stampa in queste ore un volantino che sarà distribuito nei mercati nella giornata di domani [oggi, N.d.R.] in cui condanniamo con fermezza alcune modalità della protesta di questi giorni. Stiamo anche valutando se aderire formalmente ad alcune manifestazioni dei prossimi giorni.
Il Sindaco di Torino Piero Fassino ha poi rilasciato una serie di interviste e dichiarazioni molto dure circa i modi con cui è stata condotta la protesta.
Ma è a livello politico che abbiamo il dovere di muoverci: dobbiamo essere capaci di fare pressioni sul Governo per l’emanazione di misure urgenti e di sostegno per la popolazione attanagliata dalla crisi. Non si può pretendere che questo Governo emani solo la legge elettorale.
Il Governo oggi ha l’onere di gestire questa crisi sociale ed economica, adoperando tutte le sue forze per aiutare i cittadini a risolvere i loro problemi, attualmente quasi insormontabili”.
Testo raccolto da Umberto Mangiardi
@UMangiardi