E’ da quasi un anno che il dibattito politico sta andando avanti, con momenti di estremo clamore misti a momenti di oblio, sull’acquisto degli F-35. Su questi caccia è montato un vespaio di polemiche, ma cerchiamo di mettere ordine e di capire effettivamente qualcosa sia sui caccia che sulle cifre in ballo, perché molto si sta parlando, ma poco effettivamente si sa e la maggior parte delle persone non è adeguatamente informata sugli aspetti economici e tecnici.
Il Lockheed-Martin F-35 “Lightning II” è un cosiddetto caccia multiruolo di 5° generazione, ovvero è un caccia che può svolgere diverse mansioni operative: caccia intercettore (ossia con ruolo di intercettazione e abbattimento di velivoli nemici), cacciabombardiere (armato sia con missili aria-aria per autodifesa che con bombe), aereo da attacco al suolo (anticarro) e ricognitore. É di 5° generazione perchè, oltre ad avere ottime caratteristiche di mobilità, è anche stealth ovvero invisibile ai radar. Questa è la sua descrizione in poche parole. Inoltre l’F-35 è un progetto internazionale. Gli Stati Uniti hanno sviluppato il progetto insieme ad altre 8 nazioni che hanno contribuito economicamente, coprendo parte delle spese per la progettazione e la realizzazione del caccia. L’Italia è una di esse, è “partner di livello 2” e ha contribuito con 1 miliardo di dollari. Le altre nazioni sono Regno Unito (unico partner di livello 1, avendo investito nel progetto 2.5 miliardi di dollari), Paesi Bassi, Canada, Turchia, Australia, Norvegia e Danimarca.
Ma quanto costa un F-35? E quanti ne ha ordinati l’Italia?
L’F-35, a causa di ritardi e di problemi nel progetto (difetti nella progettazione al sistema idraulico, al sistema di puntamento), ha visto lievitare i costi di produzione, facendo aumentare di conseguenza il prezzo per velivolo. La stima iniziale prevista dal Pentagono e dalla Lockheed-Martin era di 62 milioni di dollari (45 milioni di euro) ad aereo, mentre adesso le stime del Pentagono parlano di 112 milioni di dollari (82 milioni di euro). Per intenderci l’Eurofighter, che è attualmente il caccia di punta della nostra aviazione costa 62 milioni di euro, mentre il costo di un Dassault Rafale (francese), il caccia di fabbricazione europea più avanzato ne costa 140, l’F-22, gioiellino tecnologico americano, costa 140 milioni di dollari (103 milioni di euro). E’ falso, quindi, affermare che l’F-35 costa più di ogni altro caccia al mondo ed è una balla affermare che costino 151 milioni di euro a caccia (o 200 come aveva affermato in parlamento la mitica coppia Di Pietro-Barbato). Che questi soldi possano essere investiti meglio, su questo non c’è dubbio.
Ma c’è un altro aspetto da considerare. La costruzione di questi caccia avverrà in Italia, a Cameri, in provincia di Novara, dove questo progetto darà lavoro ad almeno 600 persone, tra operai e personale tecnico. Il che porterebbe lavoro in una regione, quella del Piemonte, tartassata dalla crisi e dalla questione Fiat. Questo potrebbe essere un volano per l’economia piemontese, anche per l’indotto che creerebbe. Inoltre il piano è anche di assemblare altri velivoli a Cameri, quelli della Alenia-Aermacchi.
Passiamo ai numeri. L’Italia aveva ordinato 131 caccia, con l’avvento di Monti e con i tagli al budget della difesa, i numeri sono stati ridimensionati; siamo passati a 90 caccia, dei quali 60 F-35 A (Aeronautica Militare) e 30 della versione B, ovvero quella a decollo corto e quindi destinata alle due portaerei italiane (Cavour e Garibaldi) che sarà in gestione congiunta tra Aeronautica e Marina.
Ora, dopo aver visto tutto ciò, ci servono davvero questi 90 F-35?
Non c’è una risposta unica a questa domanda, nel senso che ognuno di noi può fare le proprie considerazioni, ma mi sembra giusto che queste considerazioni vengano fatte potendo disporre della verità completa sulla questione.
La prima cosa da vedere è lo stato della nostra aviazione e della nostra marina (Word Air Forces Report):
Tradotto in soldoni la nostra Aeronautica e la nostra Marina, stando ai dati, possono contare su un parco aerei vecchio come il cucco. Avevamo addirittura dovuto chiedere in prestito 14 F-16 agli Stati Uniti per ricoprire il ruolo di caccia intercettori, quando parte della forza aerea era “in trasferta” in Afghanistan e in Iraq.
Ora passiamo alla questione tecnica, confrontando tra di loro i caccia attualmente in servizio in Aeronautica con l’F-35.
Ossia, non è assolutamente niente di sorprendente, ma ha capacità stealth che gli altri caccia non hanno.
Ora, considerando l’aeronautica militare e le caratteristiche dell’aereo, se da un certo punto di vista serve uno svecchiamento degli aerei in dotazione (molti degli aerei che ha l’Aeronautica non sono più sicuri, in 2 anni sono già caduti per ragioni tecniche 2 AMX), da un altro punto di vista la situazione economica italiana non consente spese folli, quindi giusta la riduzione dei caccia.
Dal punto di vista della cancellazione del progetto io sono assolutamente contrario, non per ragioni puramente militari, ma per due fatti molto importanti:
1) Questo progetto creerebbe molti posti di lavoro, che aggiunti a quelli che porteranno le future commesse dell’Alenia, significa molto per un’area, quella piemontese che sta vivendo una grave crisi.
2) Il poter collaborare e scambiare tecnologia con gli USA e con il Regno Unito ci può far fare passi importanti, non solo dal punto di vista delle tecnologie militari, ma anche dal punto di vista dell’aviazione civile, soprattutto per l’Alenia, che potrebbe rilanciarsi finalmente e arrivare al livello tecnologico delle altre due superpotenze europee, ovvero la EADS e la Dassault.
Alessandro Sabatino
PS: per i non “tecnici” questo è il significato in parole spicce dei termini usati:
Tangenza: massima quota raggiungibile
Raggio d’azione: è la massima distanza che un caccia può raggiungere in missione di pattugliamento o in missione di combattimento e poter tornare alla base con il minimo di carburante.
Autonomia: è la massima distanza tra decollo e atterraggio che un caccia può fare senza armi, con il massimo di carburante a bordo (inclusi serbatoi esterni) e senza rifornimento in volo.
Quella che l’F-35 esplode con i fulmini è una palese balla. Il problema è che l’aereo non ha ancora superato il test meteorologico, cosa che deve ancora fare nella fase finale del progetto, prevista per fine 2013. Si prevede che l’F-35 sarà pronto per la produzione entro il 2017.