Una piccola premessa: questo articolo non vuole dare giudizi di valore né giudizi di fatto, vuole limitarsi a una semplice osservazione e al porre dei quesiti. Ci si limita peraltro a un dato fortemente circoscritto, le elezioni universitarie fiorentine, e a dati d’osservazione onestamente soggettivi. Ogni lettore quindi tragga le sue conclusioni e/o avvii le sue proprie riflessioni.
In questa settimana si sono tenute, a Firenze, le elezioni universitarie. Visto il periodo difficile che l’istruzione e la ricerca stanno vivendo nel nostro paese, l’attivismo e la campagna elettorale delle diverse liste si sono fatte assai vivaci e soprattutto nell’ultimo mese e mezzo. Al netto di facili (quanto opinabili) critiche all’operato dell’una o dell’altra, bisogna riconoscere che un impegno o quanto meno l’affermazione della propria presenza ci sono state.
La galassia riconducibile alla sinistra istituzionale, composta dal Centro Sinistra per l’Università (Csx), Studenti di Sinistra, Sinistra Universitaria (Su – Udu), ad esempio ha ‘rimpolpato’ la propria presenza in un ambito storicamente difficile come quello della Facoltà di Lettere e Filosofia. I collettivi, in particolare il Collettivo di Lettere e Filosofia, hanno mantenuto il loro forte radicamento portando avanti i propri discorsi e la propria pratica, particolarmente collegati da diversi anni a quanto avvenne durante l’esperienza della cosiddetta «Onda». Il gruppo di Lista Aperta (LA), prossimo a Comunione e Liberazione, si conferma a sua volta presente e vicino agli studenti seguendo ovviamente dinamiche e modalità differenti rispetto a quelle dei collettivi. Infine l’area del centro destra, che a Lettere e Filosofia è minoritaria e in pratica non ha diritto d’accesso, si dimostra al solito più lontana o comunque sia poco interessata a operare direttamente entro le diverse facoltà.
Tutti, ad ogni modo, hanno presentato il proprio programma e le proprie liste. Gli studenti faranno le proprie scelte, anche se pare che il dato di astensionismo dalle urne sia particolarmente grave e allarmante: parlando ieri con un rappresentante degli studenti, veniva paventata la prospettiva di dover ripetere la turnata elettorale.
Ciò che ho notato (e penso di non essere stato il solo) è stata una grande assenza, quella del M5S, formazione politica che è oramai al centro di molti e controversi dibattiti a livello mediatico e politico. Salito alla ribalta dopo le ultime politiche, il M5S ha teso a rappresentarsi come diverso dalla casta della classe dirigente, più vicino alle esigenze del «paese reale». Ha lanciato idee e proposte in senso di democrazia partecipativa e diretta, ha fatto del suo movimento ‘ascendente’ (dal basso verso l’alto) uno dei propri punti di forza.
Nell’ambiente universitario mi sono trovato molto spesso a discutere, a confrontarmi, a scambiare opinioni con studenti e studentesse simpatizzanti per il M5S. Le ultime elezioni hanno peraltro dimostrato come il Movimento sia composto da diversi giovani, pertanto non mi stupirei dell’eventuale presenza di ‘militanti 5 stelle’ all’interno di qualcuna delle Facoltà fiorentine. Dunque la domanda sorge spontanea: perché il M5S alle elezioni universitarie dell’Università degli Studi di Firenze non c’è?
Ho provato a formulare in maniera autonoma alcune risposte. Anzitutto c’è da considerare che il Movimento, in merito al tema dell’Istruzione Pubblica, dell’Università, della ricerca e delle politiche culturali si è dimostrato abbastanza fumoso e inconsistente. Basta dare uno sguardo al programma stesso per rendersene conto: a fronte di un ampio e argomentato spazio concesso alla questione del taglio dei costi della politica e della ‘pulizia’ da operare in Parlamento, il capitolo sulle problematiche (tante!) inerenti all’istruzione (p. 15) risulta alquanto scarno e vago.
È anche vero però che, laddove vi sia stata la necessità di essere presenti per importanti battaglie sull’Istruzione Pubblica, il M5S si è messo in gioco: penso ad esempio al prossimo referendum che si terrà a Bologna in merito a una questione cruciale come quella della destinazione di fondi locali alla scuole pubblica, dove il Movimento è presente come soggetto sostenitore. Dunque il problema non sembrerebbe di posizione del M5S, semmai di tattica.
Va rilevato come un movimento relativamente giovane e fluido, in piena fase di definizione della propria soggettività e dei propri capisaldi in termini di idee politiche, possa in effetti non essere ancora pronto per entrare nell’agone della rappresentanza universitaria con proposte o convinzioni chiare. Tuttavia trovo quanto meno strano che il M5S, che fa delle dinamiche di base e delle politiche decise in modo partecipato una bandiera, non sia riuscito a Firenze a mettere in piedi un gruppo di lavoro sull’istruzione, che i suoi militanti giovani coinvolti nel mondo universitario non si siano organizzati, o che non vi sia stata nemmeno una spinta da parte dei ‘5 stelle’ fiorentini affinché i propri militanti più giovani si presentassero a queste elezioni con almeno degli abbozzi di idee. I fatti sono due: o il gruppo di lavoro non c’è e quindi nessuno si sta occupando della questione, oppure il gruppo c’è ma rinuncia (al netto di ogni giustificazione possibile e accettabile) a essere visibile.
Infine bisogna sottolineare che l’Università degli Studi di Firenze è un terreno di battaglia alquanto difficile. La forte presenza dei collettivi, eredi dei movimenti studenteschi degli anni ’90, sottrae di fatto molte capacità di manovra e di movimento al M5S: se lo scontro dovesse essere contro le rappresentanze studentesche dei partiti istituzionali probabilmente il gioco sarebbe più semplice, ma confrontarsi con realtà radicate e dinamiche come quelle dei collettivi è senza dubbio più complesso. Ciò confermerebbe quella lettura dei Wu Ming secondo cui il M5S «cresce sulle macerie dei movimenti»: dove i movimenti non stanno crollando e/o non sono in crisi (ed è il caso dei collettivi qui a Firenze), il Movimento fa fatica a sfondare, a imporsi come soggetto politico ‘alternativo’.
Tuttavia, e qui subentra un mio personale giudizio, ciò non costituisce affatto una giustificazione: quando si ha una battaglia da intraprendere e in cui si crede, la si intraprende a dispetto di ogni avversità. Anche se condannati alla sconfitta si dovrebbe avere la tensione a volerci essere, a sostenere fino all’ultimo le proprie convinzioni (ammesso che ve ne siano). Queste sono le osservazioni che ho prodotto in merito a questa questione, eminentemente locale e circoscritta.
Sono ovviamente disponibile a un eventuale confronto, a considerare osservazioni aggiuntive, ad accogliere nuovi spunti e/o suggerimenti. Ma un giudizio di fatto, insindacabile dopo quanto detto, me lo dovete concedere: all’appello delle realtà universitarie attive, il M5S risulta assente.
doc. NEMO