
In questi giorni bambini e ragazzi torneranno dietro i banchi. Scuole materna, elementare, media e superiore riaprono i battenti: la spensieratezza dell’estate è soffiata via dal vento di settembre che porta con sé la paranoia dei compiti non svolti e la caccia a zaini, quaderni, astucci, penne e diari.
L’acquisto di questi oggetti indispensabili per andare a scuola avviene in modo accorto da parte di genitori e figli, alla ricerca dell’articolo per la scuola più alla moda. Con un occhio sul prezzo: la crisi non permette a tutti di fare spese pazze per mandare i figli a scuola, e si cerca di comporre il corredo nel miglior modo possibile, perché le apparenze sono importanti. Anche se a volte ingannano.
Dietro al fondamentale materiale scolastico c’è qualcosa che supera il possesso degli oggetti? Gli zaini pieni di cose sono anche bagagli invisibili colmi di contenuti?
La parola “scuola” evoca inesorabilmente il termine “educare” – non alle apparenze: a quelle ci pensa la società. La scuola accoglie bambini e ragazzi terribilmente diversi tra loro, non solo per gli zaini che indossano.
I nuclei famigliari da cui provengono hanno varie forme: alcuni hanno solo un genitore, altri ancora li hanno entrambi ma li vedono in momenti diversi, alcuni vivono con mamma e papà e altri vivono con due adulti ai quali sono affidati, con i quali non hanno alcun legame di sangue. Ovviamente, tutte queste persone che a vario titolo svolgono una funzione genitoriale presentano caratteristiche individuali.
La scuola è dunque un grande contenitore di differenze: non può fingere conformità, deve educare ad accogliere la diversità, fin dalla prima infanzia. Educare non è sinonimo di istruire: educazione è estrarre le inclinazioni positive, istruzione è immettere informazioni. Accogliere, condensare in un unico ambiente le diversità, fa esperire un’opportunità di confronto e crescita: significa ricercare, rilevare e apprezzare il valore dell’originalità, della singolarità di ogni provenienza, di ogni individualità.
La scuola è il primo contesto in cui un bambino ha l’occasione di apprezzare le differenze come occasioni di arricchimento. Le differenze abituano al dialogo, disabituano al pregiudizio e al giudizio. L’incontro con l’altro come portatore sano di caratteristiche, abitudini, comportamenti e atteggiamenti differenti, facilita il percorso di ricerca della propria identità, la conoscenza di sé, lo sviluppo dell’autostima.
I bambini educati ad accogliere le differenze difficilmente saranno adulti giudicanti e svalutanti: saranno critici positivi, persone che sanno rielaborare e valutare differenti punti di vista senza sentenziare.
Il compito degli insegnanti non è solo insegnare, cioè istruire, ma anche educare per formare una generazione di adulti che si muova nel mondo: un bagaglio invisibile pieno di contenuti – altro che lo zaino pieno di cose. Forse un’educazione di questo tipo sarebbe utile anche ad alcuni adulti di oggi.
Con l’auspicio che la generazione futura sia più “educata” di quelle attuali, auguriamo buon rientro a scuola a studenti e insegnanti.
“Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso da quassù”.
Eleonora Ferraro
@twitTagli
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