In questi giorni c’è tutto un gran darsi da fare da parte dei leghisti per difendere il loro razzismo di Stato dai prevedibili attacchi giunti in seguito alla tragedia di Lampedusa. Potrebbe anche essere vista come una cosa negativa, ma visto che parliamo di personaggi al confronto dei quali “Attila” di Abatantuono era un damerino del ‘700 illuminista, le loro goffe capriole retoriche sono alquanto esilaranti.
Si comincia con Buonanno, che alla Camera – a poche ore dalla tragedia di Lampedusa – accusa la sinistra di strumentalizzare i morti. Con un tempismo notevole, perché da sinistra non erano ancora arrivate dichiarazioni (!), la qual cosa ovviamente rimanda al celebre detto latino “Excusatio non petita… paraculata manifesta“.
Poi inizia la solita tiritera: “È colpa della sinistra, che li invita a venire”. Infatti, come è noto, tutti i giorni ci sono Bersani e Vendola che prendono l’edizione africana delle Pagine Bianche (le famose Pagine Nere) e iniziano a chiamare tutti i diseredati di quel continente. I derelitti vedono la chiamata, interrompono un attimo la conversazione con Papa Francesco (il quale, peraltro, potrebbe ormai fare il testimonial per la Vodafone, e con risultati migliori della zuppa di coglioni ottenuta dalla fauna antartica degli ultimi due penosissimi spot), e rispondono.
Bersani: “Uelà, ragassi, ma perché non venite in Italia, che facciamo una bella società multiculturale valà”.
Africano random1: “Ma in Italia non c’è lavoro”.
Bersani: “Ma va là, ma vi regaliamo i soldi dei pensionati, così perdiamo voti. Siam mica qui a cercare di vincere le elezioni”.
Africano random1: “Beh, se proprio insisti…”.
Oppure:
Vendola: “Il multiculturalifmo è un’utopia che fi inferisce in un contefto di violazione delle attuali praffi iftituzionali dell’occidente europeo, con particolare riferimento alla vigente legiflazione sull’immigrazione clandeftina. Ti vorremmo parte di quefta vifione collettiva d’infieme”.
Africano random2: “Eh?”.
Vendola: “Chupa! Intendevo dire che fe voi africani confiderafte l’eventualità di travalicare i marittimi confini che feparano le noftre popolazioni, noi faremmo lieti di coftruire affieme una focietà bafata sull’idealifmo della tolleranza e non su vifioni ofcurantifte retrograde”.
Africano random2: “Scusa, ma non mi è tanto chiaro, io vengo lì e poi?”.
Vendola: “Ci aiutate a fmontare questa focietà dominata dal capitalifmo finanziario e dalla supercazzola bitumata come foffe cofandina”.
Africano random2: “Non sono convintissimo…”.
Vendola: “Pofterdati come ful diritto al lavoro brematurato, anche un pochino antani”.
Africano random2: “Ok. ok, senti: vengo lì, basta che la pianti”.
Quando al leghista viene specificato che gli uomini di sinistra non sono soliti fare questo tipo di telefonate (se però sapessero quanti voti perderebbero, comincerebbero a farle subito), l’ominide in camicia verde replica: “No, ma le leggi fatte dalla sinistra sono un incentivo per gli immigrati a venire qui, soprattutto per quelli che vogliono solo delinquere”.
Purtroppo il primate dimentica un particolare: la legge vigente sull’immigrazione si chiama “Legge Bossi-Fini”. Lo ripeto se non fosse chiaro: legge Bossi-Fini, non “legge Kyenge-Kabobo”, Bossi-Fini.
Quindi, se continuano ad arrivare disperati, forse non è perché la sinistra manda loro tante cartoline con scritto “Vedi ‘o mare quant’e bbello, vieni qui anche tu”, ma perché la situazione nei loro paesi è sufficientemente poco rosea da far loro rischiare di morire in mare, di non avere lavoro, e di doversi interfacciare con i leghisti, pur di non rimanere in patria.
Invece, è vero che ci sono incentivi per i delinquenti, ed è vero che dipendono dalle leggi. Ad esempio, se una legge stabilisce che devi avere un lavoro per ottenere il permesso di soggiorno, e un’altra legge stabilisce che le aziende possono assumere solo immigrati con regolare permesso di soggiorno, uno che vorrebbe lavorare onestamente si ritrova per forza a spacciare droga: la mafia ha regolamenti decisamente più sensati. Ma questa di nuovo, non è la legge Kyenge-Kabobo, è sempre la legge Bossi-Fini. O se preferite, il Comma 22.
Ma qualunque possibile critica alla Bossi-Fini viene subito ferocemente demolita dai nostri eroi dalla cravatta color cetriolo. Ad esempio Borghezio, il quale si è subito premurato di difenderla a spada tratta. Visto che si tratta di un personaggio noto per le sue dichiarazioni sensate, ho subito trovato la sua opinione condivisibile.
- Borghezio: “La Bossi-Fini è un presidio di legalità.“
- Borghezio: “Mladic è un grande patriota.” (Mladic è un pluri-genocida)
- Borghezio: “Breivik ha delle idee molto giuste.” (Breivik è uno stragista massacratore)
- Borghezio: “Io non sono razzista.” (Borghezio è stato condannato in via definitiva per Incendio doloso con finalità xenofobe: praticamente un pogrom)
Come si fa a non credere ad un personaggio del genere?
È un po’ come quando Marcello Dell’Utri sostiene che Mangano è un eroe, e subito dopo che Berlusconi è un perseguitato politico. Ispira fiducia.
La pantomima leghista si conclude con:
- Attacchi casuali al ministro Kyenge, colpevole di rappresentare un modello di successo che dimostra che gli immigrati in Italia possono fare strada, e quindi incentivandoli a venire qui. E a noi questo non va bene, perché in Italia c’è crisi e – dato che non possiamo permetterci un’auto coi tergicristalli dotati di spruzzino – gli immigrati vanno bene solo per lavare i vetri. D’altronde, oggi anche l’immigrato vuole il figlio dottore, e pensi da questo che può venire fuori! Non c’è più morale, contessa…
- Ulteriori attacchi al ministro Kyenge, perché vuole introdurre lo “Ius soli”, e a noi non piace l’idea che i nati in Italia diventino cittadini italiani. Vuol dire che tra 18 anni potrebbero votare e chissà, potrebbero anche votare politici che non siano usi riferirsi a loro col termine “Bingo-Bongo”. Gli immigrati devono poter votare solo se sono in Italia da almeno 10 anni, pagano le tasse e sono incensurati.
Perché si sa, bisogna essere in regola con la legge per avere il privilegio di votare per dei pregiudicati, e bisogna essere in regola col fisco per avere il privilegio di eleggere dei frodatori fiscali.
Luca Romano