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“Dopo una curva, improvvisamente, il mare“. La curva cantata da Fossati è probabilmente una curva ferroviaria, attorcigliata chissà dove sulle montagne dello Scrivia, estreme e aride, già liguri nella cadenza e nella toponomastica. La curva che dischiude il mare ai torinesi è invece una curva autostradale, di là dalle sorgenti della Bormida, alla fine del tratto appenninico della Torino-Savona. Passata la Bocchetta di Altare e prima della Pogliera, il mare ti sorprende all’improvviso, all’altezza degli occhi, lassù, sopra – e non sotto – le montagne. È un attimo passare dal buio alla luce: il mare ha un suo suono, un suo odore, e dall’auto ti sembra di sentire il primo, mentre sai che esiste il secondo. Sono meno di una decina di chilometri, credo, da quella curva alle ciminiere di Vado; dieci chilometri in cui il mare ti sembra di toccarlo alzando un dito, allungando una mano.
Andrea Donna
@AndreaDonna