
Il 30 agosto di quest’anno ha debuttato in Florida un musical dal titolo El Cartero, che in spagnolo significa Il postino. Come i più perspicaci di voi avranno capito, è tratto dal romanzo Il postino di Neruda di Antonio Skàrmeta, che qui da noi ha ispirato il capolavoro con Massimo Troisi, Il postino appunto, e in America Latina un’opera lirica con Placido Domingo.
Lo spettacolo, che ha ricevuto critiche positivissime in Sud America, partirà presto per un tour negli Stati Uniti. Ho incontrato Denise Faro, che nello spettacolo interpreta il ruolo di Beatrice. Si tratta di una vecchia conoscenza di molti appassionati di teatro musicale.
È questa una buona occasione, tra l’altro, per parlare un po’ del Sud America, una realtà da noi spesso conosciuta attraverso stereotipi e leggende metropolitane (samba, gente che balla dalla mattina alla sera eccetera).
CI PUOI DIRE IN DUE PAROLE CHI SEI?
In due parole? Non è facile… ma diciamo che fin da piccola il mio sogno era vivere di musica e recitazione e sto cercando la mia strada. Ho iniziato in Italia, e sinceramente fino a 3 anni fa non avevo mai lontanamente pensato al Sud America. È successo tutto un po’ per caso.
In Italia sono stata la protagonista di grandi successi teatrali: Giulietta e Romeo, High School Musical e Il mondo di Patty. È stato grazie a quest’ultimo che sono arrivata dove sono ora… infatti Il mondo di Patty fece un tour in Spagna con la compagnia italiana (dove quasi tutti parlavamo in italiano e avevamo giusto memorizzato i testi in spagnolo), e in una data venne a vederci un manager spagnolo.
Costui il giorno seguente mi contattò via internet, voleva essere il mio manager “latino”: ricordo che mi disse: “Non voglio fare nessun contratto, voglio tentare di proporti per un reality, se passi il casting poi parliamo di tutto”.
Come non accettare una proposta così, senza impegno? Mandai il mio materiale per il casting e due mesi dopo mi chiamarono dal Messico dicendo: “Signorina Denise, le abbiamo comprato un biglietto aereo per domani mattina. Destinazione Mexico City. La aspettiamo per il casting finale”.
In un giorno la mia vita cambiò completamente. Feci la valigia senza sapere quando sarei tornata in Italia, e senza parlare un parola di spagnolo! Quando il manager o la tv mi chiamavano facevo finta di capire e alla fine me la cavavo con un “Mi potreste scrivere tutto in una mail?”. Google Translator mi ha salvato la vita.
TI DEFINIRESTI INTERNAZIONALE O È TROPPO PRESTO?
Sinceramente sì, mi definisco internazionale: la carriera che sono riuscita a fare qui in America non tutti riescono a farla. Dico “in America” perché noi italiani distinguiamo Stati Uniti e Latinoamerica, quando invece si tratta di un unico stato che vede due mercati, uno in lingua spagnola e uno in lingua inglese.
C’È QUALCOSA CHE TI MANCA PARTICOLARMENTE DELL’ITALIA?
Il cibo [ride]. Sembra una sciocchezza, ma ti posso assicurare che qui i nostri sapori non esistono. Oltre ovviamente alla mia famiglia. L’Italia è uno dei posti più belli del mondo, però da quando lavoro qui ho capito perché molti “vip” ci vanno solo per le vacanze. Dove sono io l’artista è molto più rispettato.
QUINDI È VERA LA STORIA DEI CANTANTI ITALIANI AMATISSIMI DAI LATINOAMERICANI?
Ci sono degli italiani sconosciuti in Italia che in America lavorano moltissimo. E in generale sì, l’italiano è accettato molto bene da tutta l’America, e non solo “il cantante”. Ci stimano per la moda, per il cibo, per le nostre abitudini.
SECONDO TE PERCHÉ?
Credo che sia frutto della televisione. Così come noi in Italia vediamo gli Stati Uniti come l’Eldorado perché così ce lo vendono i film e le serie TV, ai sudamericani succede lo stesso: quello che gli arriva è la nostra créme de la crème. Ad esempio, sono convinti che non ci sia un italiano che vesta male.
Però c’è da dire anche che le nostre condizioni di partenza sono migliori: siamo per la maggior parte di classe media, e questo si vede. In Messico per esempio la classe povera rappresenta una percentuale molto alta, la classe media quasi non esiste. E poi ci sono i miliardari.
EPPURE CI SONO RAGAZZI DI QUI CHE PENSANO DI EMIGRARE DA QUELLE PARTI…
Quelli che pensano di emigrare fanno bene, perché per l’artista lo spazio c’è. I soldi ci sono e ci sono milioni di persone che ancora credono nella “buona” musica.
MI STAI DESCRIVENDO UNA REALTÀ QUASI COMMOVENTE. UN PAESE DAL GRANDE DIVARIO SOCIALE, CON MOLTA POVERTÀ, CHE SPENDE SOLDI PER LA MUSICA.
In effetti è così, e non solo per la musica. La fiction è il vero potere.
IN ITALIA, DAL LIBRO IL POSTINO DI NERUDA È STATO TRATTO UN FILM MOLTO COMMOVENTE, A TRATTI QUASI AMARO. VOI, INVECE, NE AVETE TRATTO UNO SPETTACOLO LEGGERO E DIVERTENTE. COME È STATO POSSIBILE?
Sia il nostro spettacolo, sia il libro, sia il film del 1994 sono stati tratti dall’originale Ardente Paciencia, che è molto più leggero e veloce. Solo nel finale emerge la drammaticità della storia. Noi abbiamo cercato di giocare con il lato metaforico della storia, concentrandoci sulla poesia, la innocente storia d’amore e la poca, ma dolce, maturità del postino e lasciando un po’ da parte il lato politico.
E PENSI CHE QUESTO ABBIA A CHE FARE CON L’INDOLE DEI SUDAMERICANI? ESISTE DAVVERO O È SOLO UN LUOGO COMUNE?
Guarda, io quando sono arrivata in Messico pensavo che tutto fosse il sombrero e la siesta. In realtà noi non conosciamo nemmeno l’1% della vera realtà del Sud America. E poi il Sud America ormai è anche negli Stati Uniti: più della metà della popolazione degli USA è latina, a Miami la prima lingua è lo spagnolo e non l’inglese.
Anche la cucina é completamente differente rispetto i nostri “ristoranti messicani”. La vera realtà è che la popolazione latina è in molti casi molto povera (purtroppo), ma l’industria, il mercato, artistico e non, è il più grande del mondo.
Per quanto riguarda la loro indole, lavorano molto, ma gli piace molto anche far festa. In Messico in particolare adorano uscire a bere tequila, passare la notte fra amici con grandi quantità di alcol e qualche chips. Ci sono abituati, un italiano non regge quei ritmi. Inoltre la popolazione media passa il tempo guardando “novelas”, seguendo gli artisti, organizzano incontri, andando in massa agli eventi…
Devi calcolare anche che parlare di “sudamericani” è come parlare di italiani dicendo “gli europei”. Ci sono varie realtà. Non si può generalizzare. L’Argentina per esempio a livello televisivo basa tutto sulla commedia, e vive probabilmente a drammaticità zero. In Messico invece quello che succede in una novella drammatica è molto vicino alla realtà, se non uguale. E poi ci sono i latinos emigrati negli States: lì tutti parlano perfettamente due lingue, coltivando le loro tradizioni nel nucleo familiare.
A PROPOSITO DI LEGGEREZZA, TU HAI INTERPRETATO SEMPRE RUOLI LEGGERI, ECCEZION FATTA PER “GIULIETTA E ROMEO”, CHE SI PUÒ DIRE SIA STATO UN UNICUM. TE LI HANNO OFFERTI O TE LI SEI SCELTI TU?
In realtà credo che sia stato casuale. Il mio lavoro più intenso fino ad oggi è stato proprio Giulietta e Romeo, senza dubbio il più profondo e quello in cui mi sono immedesimata di più. Ovviamente è uno spettacolo molto diverso da uno come High School Musical. Per me sono fantastici entrambi, ma in forma differente.
In High School Musical avevamo un pubblico unico e irripetibile: i bambini, che sono gli unici che ancor prima di ricevere danno. I brividi che ti vengono quando li senti cantare con te, piangere e ridere sono indescrivibili. Con Giulietta e Romeo questo non accade. Il pubblico era attento nel seguire la vicenda, ed eri solo tu a viverla. In High School il pubblico viveva con te la storia.
TORNANDO AL SUD AMERICA, MI PARLI SOPRATTUTTO DI UN GRANDE AMORE PER L’INTRATTENIMENTO. IN ITALIA C’È UNA CERTA SEPARAZIONE TRA “INTRATTENIMENTO” E “CULTURA”. E CHI SI DEDICA ALL’INTRATTENIMENTO, SPECIALMENTE ALLA TV, RISCHIA DI RICEVERE UN BOLLO DI INFAMIA.
In Sud America è diverso perché è un contesto più giovane. Non hanno alle spalle molta Storia, e la televisione la fa da padrone: è la risorsa maggiore per tutti gli ambiti
C’È DIFFERENZA TRA TELEVISIONE ITALIANA O SUDAMERICANA? O LA TELEVISIONE, PER SUA NATURA, È SEMPRE IL “MEDIUM DI MASSA” DI PASOLINANA MEMORIA?
Credo che sia il “medium di massa” ovunque. Sono le programmazioni dei canali che cambiano. In Italia oggigiorno ci sono molti programmi di politica, cosa che in Sud America non e molto frequente.
È molto piú facile che ci siano tre telenovelas al giorno. E questo può essere un bene o un male, perché da una parte la gente non viene informata più di tanto (ma puó sempre aprire il computer e leggere lì le notizie) ma perlomeno passa il tempo in modo “leggero” seguendo il suo attore favorito
MA TU PENSI ALLE TELENOVELAS COME A TV DI QUALITÀ?
Al giorno d’oggi la “novela” non è più la soap antica che guardavano le nostre nonne. Molte sono grosse produzioni, con alta qualità di fotografia, e recitazione. Soprattutto quelle che realizzano qui negli Stati Uniti, in Colombia e in Argentina.
PER IL FUTURO CHE COSA HAI IN MENTE? RIMANI IN AMERICA O TORNI DA QUESTE PARTI?
Penso proprio di rimanere negli Stati Uniti. Ti confesso che è sempre stato il mio sogno, fin da bambina, e ora che ci sono non me lo lascio scappare.
Grazie allo spagnolo si sono aperte molte porte e in questo momento sto perfezionando il mio inglese, perché spero di riuscire ad entrare anche in questo nuovo mercato. Non è facile, ma forse al giorno d’oggi vale provare con quello che ti rende felice.
F.V.