Definizioni complesse/8: laico

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Il termine “laico” rientra di diritto tra i vocaboli più inflazionati ed abusati nel linguaggio quotidiano. Spesso usato a sproposito è oggi frutto di un’evoluzione culturale e semantica che lo ha portato a discostarsi in parte dal suo significato originario.

L’italiano laico deriva dal greco laikós, letteralmente “uno del popolo”. Il termine veniva infatti utilizzato per definire quelle persone che, appartenendo al popolo, non avevano ricevuto i voti sacerdotali o non facevano parte di congregazioni religiose e che nelle assemblee ecclesiali dei primordi erano anche fisicamente separate, mediante l’iconostasi, dai presbiteri.

Semplificando potremmo dire che laico significa “altro da” (in questo caso dagli ecclesiasti). È questa l’accezione in cui viene ancora oggi utilizzato pur non essendo l’unica, come avremo modo di vedere. Si pensi agli insegnanti di religione non appartenenti al clero, nelle scuole cattoliche o ai giudici non togati (magistrati onorari) che supportano altri giudici nelle corti (è il caso dei due giudici, benemeriti dell’assistenza sociale, che coadiuvano i giudici togati del tribunale minorile).

chiesa-stato1La valenza delle origini si è però persa, anche a motivo dell’evoluzione del pensiero, delle lotte tra Stato e Chiesa quando il neonato Regno italiano prese a rivendicare una sua autonomia ed indipendenza ideologica dalla soffocante ingerenza del Vaticano. Il termine laico e il suo significato di “essere altro da” sono stati così portati alle estreme conseguenze tanto da identificare, oggi, l’autonomia decisionale, la rivendicazione dell’indipendenza da qualsivoglia influenza o condizionamento politico, morale, ideologico ma soprattutto religioso. All’originario senso religioso del termine (differenza tra presbiteri e popolo) si è così aggiunto il senso laicista del termine che di fatto ha finito per offuscare e spodestare il primo, sebbene non del tutto.

Laico, o per meglio dire laicista, viene quindi utilizzato per definire uno Stato, come la Francia, nel quale le decisionireligione del governo vengono assunte autonomamente, senza che su di esse incida l’influenza diretta del Vaticano o di qualsiasi autorità religiosa (ne è un esempio la legge sui simboli religiosi del 2004). Allo stesso modo il termine laico potrebbe essere utilizzato per quei paesi arabi nei quali l’ordinamento costituzionale non è informato ai principi della Shari’a (il Marocco per fare un esempio).

Le forti contrapposizioni tra Chiesa e larghe porzioni della cittadinanza italiana su temi quali aborto, eutanasia, contraccezione, diritti degli omosessuali e delle coppie di fatto, bioetica hanno in parte “corrotto” il termine laico che viene sempre più spesso utilizzato in funzione di sinonimo di ateo o anticlericale. È forse questa l’accezione più forzata del termine visto che ateo, anticlericale da una parte e laico dall’altra non sembrano nemmeno lontanamente assimilabili.

Alessandro Porro

@alexxporro

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