
- L’asilo politico viene concesso quando il richiedente asilo dimostra di rischiare atti di persecuzione nel proprio Paese per ragioni di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche.
- La protezione sussidiaria viene concessa quando, nel proprio Paese, il richiedente asilo rischia di subire un grave danno: la condanna a morte, la tortura o altre forme di trattamento inumano, la minaccia alla vita derivante dalla violenza indiscriminata in situazione di conflitto armato.
- La protezione umanitaria viene concessa quando, pur non sussistendo i requisiti per l’asilo politico o per la protezione sussidiaria, vi sono seri motivi di carattere umanitario (salute, età, rischio di trovarsi in situazioni di grave violenza o instabilità politica, carestie o disastri ambientali).
Le persone che arrivano sulle nostre coste o quelle che arrivano via terra non sempre scappano da guerre; spesso tuttavia scappano da situazioni invivibili, perché la situazione politica del Paese in cui vivono è instabile: si consumano violenze verso le persone, sono in corso carestie, epidemie o altri problemi estremamente seri che li inducono ad andarsene per sopravvivere in condizioni dignitose.
- I Centri di permanenza per il rimpatrio sono di fatto delle prigioni in cui le persone vengono recluse in attesa del rimpatrio, che a volte non avviene mai: un costo enorme, dunque, per lo Stato.
- I Centri Sprar (anche questi oggetto del Decreto Salvini), oltre a costare meno, offrono un servizio di qualità all’interno del quale vengono svolte una serie di attività finalizzate all’integrazione dei richiedenti asilo e rifugiati nel territorio: corsi di alfabetizzazione e di lingua italiana, formazione professionale, orientamento al lavoro, inserimento lavorativo, attività ludico-ricreative e infine aiuto nella ricerca della casa.
Eh sì, ricerca casa: perché nei Centri Sprar i migranti non rimangono per sempre.
Essi restano per il periodo utile all’ottenimento dei documenti e, una volta ottenuto il permesso di soggiorno (per asilo politico, protezione sussidiaria o umanitaria), per ancora sei mesi. Qualora non ottenessero i documenti vengono dimessi dal Centro.

Diretta conseguenza di una persona non regolarmente soggiornante è una sua maggiore difficoltà ad inserirsi in una dinamica lavorativa corretta: in altre parole, rende queste persone più facili da sfruttare a livello di lavoro irregolare o più inclini a guadagnarsi da vivere con sistemi non leciti.
Di conseguenza aumenterebbe la criminalità e dunque l’insicurezza dei territori italiani.