Un’opera deve essere concepita con il fuoco nell’anima, ma eseguita con clinica freddezza.
Jean Mirò
Conclusa la mostra “Schegge di colore” presso InGenio, Mariangela Redolfini torna sulle scene dell’arte piemontese con una nuova personale che inaugura sabato presso la galleria Quadrarte di Settimo Torinese.
Le tele della pittrice di origini mantovane, laureata in architettura e dedita all’insegnamento nel torinese, si riconoscono per l’abituale uso della tecnica dell’acrilico su tela per campiture piatte di colore vivace e brillante e per la realizzazione astratta degli elementi figurativi, all’insegna della ricerca costante di un equilibrio cromatico, di volumi e di linee.
Il linguaggio poetico della Redolfini, come ha finemente segnalato Massimo Contini, si avvale di angoli di osservazione peculiari, rivelatori di un «notevole eclettismo posto alla base della sua ricerca pittorica»: nei suoi lavori «si passa da visioni ravvicinate, quasi macroscopiche – in particolare quelle in cui sono i fiori a dominare la tela – ad altre che allargano lo spazio di osservazione e indugiano su campi lunghi, scanditi da un’armonizzazione cromatica che consente una definizione dell’insieme equilibrata dalla giustapposizione dei piani e dei colori».
La limpidezza formale delle tele è netta, la cura della composizione e l’utilizzo attento dell’illuminazione completano il ritratto di un’artista nei cui lavori si possono riscontrare tracce della formazione accademica e di un controllo tecnico notevole, espresso «nelle molteplici soluzioni pittoriche proposte» e sempre dominate.
Fin qua, già sapevamo. Ma nell’ultimo periodo la ricerca della Redolfini si è spinta ad esplorare nuovi terreni e i risultati più pregevoli di questa fase sono senz’altro le tele raffiguranti paesaggi dalla rara alchimia narrativa, in cui lo spazio si configura come un luogo dalle coordinate senza tempo – lontano da realtà concrete e non più legato a referenti oggettivi – e s’innalza piuttosto a scenario fantastico, quasi da favola.
Il processo creativo della Redolfini si è evoluto, dunque, nella direzione della sintesi e rispecchia una concezione dell’arte come distillazione del reale, che porta alla realizzazione di opere che sono vere proprie “zone d’ordine”: spazi di equilibrio estetico e cromatico, baluardi logici in cui difendersi dall’irrazionale e dal brutto che dilaga nella quotidianità.
In questo percorso artistico, la Redolfini si lascia guidare dalla lettura delle Lezioni Americane di Italo Calvino. Nel suo testamento letterario, lo scrittore ligure individua i valori da conservare per il futuro millennio, fra cui spicca l’Esattezza:
L’universo si disfa in una nube di calore, precipita senza scampo in un vortice d’entropia, ma all’interno di questo processo irreversibile possono darsi zone d’ordine, porzioni d’esistente che tendono verso una forma, punti privilegiati da cui sembra di scorgere un disegno, una prospettiva.
Che si tratti di riprodurre un fiore, un elemento urbano o di descrivere un paesaggio fantastico, la «limpidezza formale» – di cui parla Centini a proposito della pittrice – è il tratto distintivo delle immagini elaborate da Mariangela Redolfini: la sua ricerca punta a stabilire una relazione chiara, che sveli la struttura sottesa all’immagine. Per dirlo con le parole di Calvino, l’opera non è che «è una di queste minime porzioni in cui l’esistente si cristallizza in forma».
Serena Avezza
“Cristalli di forma: riportare la realtà all’ordine”
Personale di Mariangela Redolfini presso la Galleria Quadrante
via Don Paviolo 14, Settimo Torinese
28 settembre – 7 ottobre 2013 (da lunedì al sabato dalle 16.30 alle 19.30)
Vernissage sabato 28 settembre ore 18.30