Coppia dell’acido: è giusto togliere un figlio a una madre?

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Il 15 agosto 2015 alla clinica Mangiagalli di Milano è nato Achille, il figlio della coppia dell’acido: Martina Levato e Alexander Boettcher. I due sono arrivati alla ribalta delle cronache per lo sfregio con l’acido muriatico ai danni di Pietro Barbini, ex compagno di classe della Levato, ma sono rei di altre due aggressioni con lo stesso modus operandi. Lei ha un processo in corso per un tentativo di evirazione.

Il giorno di Ferragosto la coppia dell’acido diventa una coppia di genitori, almeno secondo le leggi della natura. Sembra che ci sia la possibilità per la Levato di entrare con il suo piccolo in un istituto a custodia attenuata per madri detenute con figli tra i zero e i sei anni: sono strutture detentive in cui per le madri vigono le stesse regole del regime carcerario, e i bambini evitano di esperire il gabbio. A questa notizia insorgono i sostenitori del “la Lovato non può essere una buona madre perché è una cattiva persona, quindi le tolgano il bambino”.
In attesa del verdetto del Tribunale, mamma e bimbo rimangono in ospedale, passano del tempo assieme, lei lo allatta sotto la supervisione del personale sanitario.

Il 21 agosto 2015 arriva la sentenza del Tribunale per i Minorenni. Il piccolo Achille viene affidato ai servizi sociali del Comune di Milano che entro il 30 settembre 2015 dovranno svolgere un’indagine sociale su tutto il nucleo famigliare (la Lovato, il Boettcher e le rispettive famiglie d’origine).
Per la madre si riaprono le porte di San Vittore.

I sostenitori del “le tolgano il bambino” cantano vittoria. Protestano i sostenitori del “una madre è una madre anche se si è macchiata dei peggiori crimini, quindi Achille deve stare con lei”.
Nel caso di Achille, il Tribunale per i Minorenni è intervenuto perché le due figure che naturalmente dovrebbero crescerlo sono attualmente detenute. Inoltre, dalle carte del processo penale emerge che il progetto procreativo della coppia si sia sviluppato parallelamente a quello criminoso.

La perizia psichiatrica a cui sono stati sottoposti i due neo-genitori parla di un delirio di coppia in un rapporto malato e totalizzante: una volta appresa la notizia dello stato di gravidanza della Lovato, i due avrebbero sentito il bisogno di purificarsi da esperienze fisiche negative avvenute nel passato della donna. La malvagità umana ha preso espressione in questo delirio persecutorio. Si tratta di due persone pericolose, non necessariamente di due pessimi genitori.

Achille non è né con la mamma né con il papà. È stato affidato ai servizi sociali e vive in una struttura per minorenni. Non è stato “tolto” alla madre e dato a qualcun altro: continua a vedere la madre in un luogo protetto. Nel frattempo i servizi sociali potranno svolgere la loro indagine e riferire al Tribunale per i Minorenni. Con la decisione di una separazione temporanea il Tribunale non ha praticato una malvagità, ma ha preso tempo per decidere su una situazione preoccupante.

I giudici lo sanno bene, togliere un figlio a una madre è sempre una violenza: quel rapporto inconscio che si crea non si taglia con un paio di forbici. Ma a volte usare le forbici è necessario: essere madre naturale ed essere una figura di accudimento non è un dogma.
Culturalmente siamo portati a pensare che una madre non in grado di prendersi cura, educare, provare amore incondizionato sia un’eresia, ma non è cosi: esistono genitrici (coloro che generano la vita) incapaci di essere madri, nel senso che culturalmente attribuiamo al termine. Non esistono madri buone e madri cattive, esistono madri adeguate e inadeguate. Queste ultime devono essere aiutate a trovare le capacità genitoriali e, laddove non è possibile, affidare a terzi la cura del minore, senza tuttavia recidere quel legame.

Decidere se una madre è capace o meno è una scelta complessa, composta da pareri di diversi professionisti e discussa da un organo giudiziario composto da quattro esperti in materia, due togati e due no. Non è una decisione che spetta a una persona comune. La persona comune può avere una propria opinione, ma non sostituirsi ai professionisti e agli esperti.

Attendiamo la sentenza del Tribunale nella convinzione che prenda la decisione che tutela il diritto di Achille a crescere in ambiente sereno con persone che svolgano il ruolo di cura, educazione e affetto. E se quelle persone non dovessero essere i suoi genitori naturali, speriamo che quel legame non venga tagliato con le forbici. 

Eleonora Ferraro
@twitTagli 

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