Ci sono Papa Francesco, Renzi e Genny a’ carogna che entrano in un bar…

genny-carogna.jpg

Come direbbe Maccio Capatonda, esistono storie che non esistono. Momenti in cui la cruda cronaca sposa il surrealismo più astratto e visionario, e a braccetto i due passeggiano in un paese fantastico chiamato Italia. 
Quello che è successo alla finale di Coppa Italia l’altra sera ha esattamente questo sapore: un ritratto di Ivan Bogdanov dipinto da Salvador Dalì (per chi non si ricordasse di Ivan Bogdanov, era l’ultra serbo che devastò lo stadio di Genova in occasione della partita Italia Serbia nel 2010).

Riassumiamo la faccenda: nel pomeriggio gli ultras del Napoli sono a spasso per Roma, e vengono aggrediti da un commando di tifosi romanisti armati. Per la verità, la Roma non è nemmeno l’avversaria del Napoli nella partita prevista per la sera, ma tant’è… avevano ordinato le pistole prima della semifinale, che vuoi fare, non le usi?
Lo scontro è breve ma intenso, e tre ultras del Napoli finiscono in ospedale, di cui due in condizioni critiche; il romanista invece viene salvato dal linciaggio e se la cava con una gamba rotta e un’accusa di tentato omicidio.

Qui inizia il surrealismo: le voci controverse che arrivano allo stadio spingono gli ultras del Napoli a piantare su l’apocalisse pur di far saltare la partita. Lancio di oggetti, fumogeni, e via dicendo. 
Il prefetto e il questore di Roma, dimostrando un livello di inefficienza che in tutto il resto del mondo sarebbe inconcepibile, ma a cui noi siamo abituati da anni (è il famoso “livello Trenitalia”), non sanno cosa fare: provano a chiedere una mano ad un Bianconiglio di passaggio, ma è molto in ritardo e non ha tempo per aiutarli.

Così si rivolgono al nuovo eroe nazionale: Gennaro de Tommaso, meglio noto come “Genny ‘a carogna”. Nome, cognome e soprannome tipici della provincia di Cuneo, abbigliamento e tatuaggi eleganti e sobri, con particolare buongusto nella scelta dello slogan sulla maglietta, è lui l’uomo ideale per condurre la trattativa che porterà, alla fine, la partita ad essere giocata.
Come se gli austriaci mandassero Joseph Fritzl a fare da negoziatore nei casi di rapimento.

Dal surrealismo alla commedia, arrivano poi i titoli dei giornali di ieri e di oggi. Prima di tutto Alfano che nega ci siano state trattative: sarebbe credibile quanto i nani di gesso che si tappano il naso nella pubblicità di un detergente per la fossa biologica, se non fosse che aveva già perso anche quella statura ai tempi del caso Shalabayeva, in cui i suoi uomini a sua insaputa rapivano e deportavano un’esule politica e lui cascava dal pero.
Non voglio fare come quelli che dicono “in un altro Paese”, ma in un altro Paese lo avrebbero dimesso e certificato incapace di intendere e di volere già allora.

Poi il coro di persone scandalizzate dal fatto che sia stato Genny ‘a carogna a dare il permesso di giocare la partita. Pugni battuti sui tavoli e promesse di futura tolleranza zero: non si può permettere che il paese si pieghi ai violenti, agli imbecilli e ai criminali.

Ma davvero? Siete mai stati in Parlamento?

A leggere i giornali sembra che gli stadi siano la parte peggiore del Paese: al contrario, ne rappresentano l’elite meno ipocrita.
Genny ‘a carogna aveva una maglietta che esprimeva sostegno ad un assassino, e con ciò? In parlamento abbiamo avuto un tizio che ha definito “eroe” un boss mafioso, e nessuno lo ha invitato ad accomodarsi all’uscita.
Una settimana fa un intero sindacato di polizia tributava un applauso ai tre assassini di Federico Aldrovandi, la cui carriera dopo aver picchiato e massacrato è andata a gonfie vele.
L’anno scorso la Confindustria applaudiva gli assassini della Thyssenkrupp, responsabili della morte di sette persone bruciate vive. Tra questi episodi e la maglietta “Speziale libero” non vedo molta differenza.

Proseguiamo: Genny ‘a carogna ha precedenti penali. Vero, ma sono miserrimi: in Parlamento c’è gente con più avvisi di garanzia che globuli rossi.
Eppure sui giornali di ieri e di oggi qualcuno parla di “Daspo a vita” per Genny, il che sarebbe l’apoteosi: significherebbe infatti che quest’uomo sarebbe interdetto per sempre dall’assistere a eventi sportivi, ma potrebbe serenamente entrare in Parlamento.
Ne deduco che per guardare 22 tizi in pantaloncini che inseguono una palla occorrono requisiti di moralità più alta che per governare un Paese.

Per finire, il nostro eroe è figlio di un camorrista. E da quando questo rappresenterebbe un problema? Il parlamento votò “no” all’arresto di Nicola Cosentino, su cui pendeva un mandato della Cassazione, per associazione camorristica. E per non farci mancare nulla abbiamo avuto anche un Ministro per le Politiche Agricole indagato per mafia, Francesco Saverio Romano.

Dove voglio andare a parare? Semplice: nonostante la presenza del presidente del consiglio Renzi, e nonostante le raccomandazioni del Papa, che aveva ricevuto le squadre alcuni giorni prima, perché la partita si giocasse è stato necessario l’Ok di Genny ‘a carogna. Paradossalmente, l’unico che ha agito da leader e da uomo delle istituzioni è stato lui, mentre gli altri sguazzavano nell’inettitudine.
Il suo gesto di “ok” in mondovisione non rappresenta la resa del paese agli imbecilli, ai violenti e ai criminali: quella è già in atto da anni; rappresenta semplicemente il finale epico di una barzelletta che potrebbe serenamente iniziare con Renzi, papa Francesco e Genny ‘a carogna che entrano in un bar. Che la rabbia delle istituzioni, in realtà sia solo frutto di gelosia?

Luca Romano
@twitTagli

Post Correlati