Per la seconda settimana consecutiva esaminiamo da vicino la situazione dei partiti italiani ad un mese dal voto. Tratteremo vari sondaggi della scorsa settimana di diverse agenzie, questa volta abbiamo scelto 14 sondaggi.
E riproporremo la media Tagli, definita come in precedenza. C’è da dire, però, che questi sondaggi non tengono ancora conto, ovviamente di due fatti recenti, che possono cambiare abbastanza il quadro politico che si sta andando a delineare in queste settimane, ovvero lo scandalo Montepaschi Siena, che potrebbe sottrarre parte dei voti del PD a favore di grillini e ingroiani e le parole dell’ex Presidente del Consiglio (e candidato del centrodestra) Silvio Berlusconi, che da un lato potrebbero fargli perdere consensi nell’area moderata a favore di Monti e del PD, ma che potrebbero far riguadagnare dei voti della destra radicale, sottraendo consensi a Beppe Grillo (come già teorizzato in un altro articolo). C’è anche da tenere in considerazione un altro fattore quando si parla di sondaggi, quello che si può chiamare il fattore “correzione” dei sondaggisti e quello di una sorta di “vergogna” nell’affermarsi elettore del centrodestra una volta intervistati, di entrambe le cose se ne parlava in un bellissimo editoriale Luca Ricolfi uscito il 20 gennaio su “La Stampa”, nel quale ipotizzava che la differenza tra le due coalizioni potesse essere di molto inferiore (sul 3%).
Tenuto conto di queste tre avvertenze su come leggere i risultati di questa settimana, andiamo ad analizzare i sondaggi su base nazionale
In tutti i sondaggi abbiamo la vittoria, più (10 punti per ISPO e Demopolis, addirittura 13 per Demos) o meno (di 1.7% per SpinCon) ampia del centrosinistra, con il PD che si attesta primo partito politico italiano (al circa 30%) e con il PDL secondo partito (in nessun sondaggio Il MoVimento 5 Stelle supera il PDL) e con 5 coalizioni che prendono almeno un seggio, anche se per certi sondaggi FARE, la nuova formazione di Giannino potrebbe superare la soglia del 4% e entrare in parlamento, e, nelle coalizioni, con due partiti del centrodestra borderline per l’entrata in parlamento (Fratelli d’Italia e La Destra).
Passiamo ora ad analizzare la media Tagli e confrontiamola con quella della scorsa settimana.
Abbiamo due aspetti molto importanti in questo caso: il primo è che la confidenza, ovvero la forbice, si abbassa di molto rispetto alla scorsa settimana, sia per quanto riguarda le coalizioni che per quanto riguarda i singoli partiti. Questo ci dice che tutti i sondaggi, a differenza della settimana scorsa, danno dati abbastanza concordanti e che i giochi sembrano quasi fatti (ovviamente se si fosse votato questa settimana, ma ovviamente bisognerà tenere conto delle postille sopra). Il secondo aspetto è che abbiamo una perdita di consensi da parte del centrosinistra e del centrodestra a favore soprattutto del MoVimento a 5 Stelle, di FARE, e Rivoluzione Civile. Questi aumenti però sono dentro la forbice e quindi non sono aumenti significativi, come anche le diminuzioni. Unici partiti “tradizionali” che invece segnano un positivo sono il PDL (ma davvero di pochissimo) e La Destra, questa sì di uno 0.2, che nella nostra media la porterebbe ad un passo alla fatidica soglia del 2% e dalle porte di Montecitorio. Abbiamo anche provato ad applicare il “porcellum” per vedere quale potrebbe essere alla luce di questi risultati la nuova Camera dei Deputati e la vedete riportata nella sesta colonna. Abbiamo anche provato a vedere qual è la variazione rispetto alla scorsa settimana e la trovate in colonna 8. Anche in questo caso lo spostamento è minimo.
Passiamo alla questione più complicata, ovvero il Senato. Qui invece i giochi sarebbero stati apertissimi, anche se si fosse votato questa settimana, come abbiamo già ribadito, infatti come possiamo vedere da questa tabella, il premio di maggioranza non viene assegnato su base nazionale, ma su base regionale. Consideriamo le varie regioni e i premi di maggioranza assegnati, cercando di fare chiarezza sulla legge in vigore. Per le regioni più grandi i seggi che vengono assegnati in ogni regione nel Senato sono stati determinati dal Censimento del 2010 (quindi sono cambiati rispetto alle ultime elezioni). Nelle regioni meno popolose, invece, il numero di seggi invece è fissato per legge (sono indicate con l’asterisco nel prospetto sotto). La coalizione che vince a livello regionale ottiene per legge il 55% dei seggi (il cosiddetto premio di maggioranza), tranne per il Molise nel quale non c’è premio, nel Trentino-Alto Adige dove vige ancora la vecchia legge. Qui in questo caso abbiamo analizzato dei casi di regioni incerte (di incerta c’è anche il Friuli). La tabella riassuntiva è stata compilata con i dati di Scenaripolitici di questa settimana, con le previsioni a livello nazionale.
In questo caso (molto realistico) la maggioranza per Italia Bene Comune salterebbe per soli 4 seggi, anche perché Rivoluzione Civile, secondo questi sondaggi, in Senato non ci metterebbe piede, perché non supererebbe (come abbiamo visto nelle scorse puntate per le regioni) la famigerata soglia dell’8% per entrare in parlamento.
Alessandro Sabatino