Bersani: campione di rancori e di amare vittorie

Pd in frantumi? Pd in frantumi?

Non condivido il diffuso atteggiamento pessimistico sulle sorti del Pd: cinque anni fa i democratici hanno perso clamorosamente, alle scorse politiche hanno non-vinto, e alle recenti amministrative hanno incassato un’amara vittoria: come potete notare, il trend è in netta ascesa. Fa quasi sperare a una vittoria entro i prossimi trent’anni e, chissà mai, a un governo tutto loro.

Le amministrative di lunedì scorso sono state indubbiamente vinte: dodici capoluoghi su dodici.

Ignazio Marino, neo eletto Sindaco di Roma Ignazio Marino, neo eletto Sindaco di Roma

Oltre alle considerazioni riportate nell’articolo sopradetto, vorrei sottolineare un altro aspetto che rende amaro questo -seppur positivo- esito: i democratici non sono uniti neanche nel successo.

Nel grande zoo democratico gli animali sono vari, e ognuno ha il suo perché: c’è chi ha vinto perché ha preso le distanze dall’apparato, c’è chi ha vinto grazie a questo, c’è chi sostiene sia una vittoria del governo di larghe intese, c’è l’immancabile Civati che si smarca da tutti, quasi risentito quando gli si fa notare che è del Pd; c’è Epifani, che si guarda bene da dichiarazioni di rilievo, conscio della fugacità del suo incarico.

Tra tutte, si fa notare una rivendicazione che è al limite dell’infantile; secondo questa curiosa teoria, la vittoria sarebbe imputabile a Bersani. Mi spiego meglio: sì, con Bersani segretario il Pd ha perso milioni di voti; sì, le politiche dello scorso febbraio sono state non-vinte; ma questa vittoria è frutto di una strategia preparata dall’ex segretario e attuatasi perfettamente poco dopo le sue dimissioni; poco importa se per strada ha perso le politiche e un terzo di elettori: fin da subito Pierluigi mirava ai 12 capoluoghi.

8674_10201296738651624_1223308437_nLo sponsor più accanito di questa teoria è la valchiria dell’ex segretario, nonché direttore di Youdem: Chiara Geloni,  che in 140 caratteri riesce a condensare un astio e un rancore tali da far rabbrividire Caino in persona.

Ma è Bersani stesso, che tramite tweet e dichiarazioni, stravolge l’adagio del sindaco di Firenze: “quando si vince si usa il noi, quando si perde si usa l’io”.5359_10201296741091685_104403004_n Dietro la rivendicazione, tuttavia, non c’è solo l’elemento infantile richiamato sopra, ma anche il progetto di un nuovo fronte anti Renzi; ultimamente, infatti, il sindaco sta sommando all’appoggio popolare anche l’endorsement di molti big del partito: la strada dell’ex segretario non è più in discesa come qualche mese fa; persa buona parte di elettorato, Bersani vede diminuire ogni giorno gli appoggi interni all’apparato.

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L’autoreferenzialità del partito ha trasformato una vittoria nell’ennesima (e inutile) resa di conti interna; finché il Pd non accantonerà questa distorta chiave di lettura, mettendo da parte piccoli egoismi e manie di rivendicazioni, non potrà che governare con Berlusconi.

Francesco Cottafavi

@FCPCottafavi

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