Fin da piccolo, mi è sempre piaciuto prendere una posizione, la mia posizione. E a chi mi chiedeva di scegliere tra i Beatles e i Rolling Stones, da quando ne ho memoria, ho immancabilmente risposto indicando senza esitazioni i ragazzi di Liverpool.
Dev’essere per questa mia smania di prendere posizione che ho sempre mal sopportato il Ragazzo di Morandi che “amava i Beatles E i Rolling Stones” (a pensarci bene, forse forse ero persino sadicamente contento del “ta ta ta ta ta” dei proiettili destinati al povero ragazzo americano, colpevole di voler dare un colpo al cerchio e uno alla botte).
La prima volta che, invece, ho avuto un approccio consapevole a “Revolution” e alla sua “storia” è stata praticamente un’epifania.
Se parli di rivoluzione potrei starci, ma se parli di distruzione, beh non contarmi tra i tuoi.
Lo zio John ci dice che prima di schierarsi al fianco del rivoluzionario vuole vedere quale piano voglia realizzare; che piuttosto di sostenere menti cariche di odio è disposto a dirti che devi aspettare; soprattutto, prima di pensare a cambiare la costituzione e le istituzioni, ciascuno di noi deve imparare a cambiare e liberare la propria mente.
Soprattutto, ci dice che finché ci limiteremo a portare in giro cartelli con la faccia di Mao, difficilmente otterremo un cambiamento.
@DomeCerabona