Autopubblicazione: la nuova frontiera dell’editoria

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Diventare scrittori è un sogno che accomuna molti ragazzi che con la penna, pardon, con la tastiera ci sanno fare. E se chiedete a un giovane giornalista cosa vorrebbe fare da grande è facile che vi risponda che vorrebbe fare lo scrittore.
Un po’ perché affascinati dall’ideale bohémien di scrittori come Hemingway e un po’ perché vedersi pubblicare il frutto delle proprie fatiche creative è una bella soddisfazione.
In Italia però si scrive tanto, tantissimo ma si legge poco. L’editoria, si sa, è in ginocchio e non solo per la crisi ma anche per la scarsissima, se paragonata agli altri paesi europei, propensione degli italiani alla lettura.

Se tuttavia il libro di carta è stato penalizzato dalla crisi, il libro digitale non se la passa certo meglio. Su 60 milioni di italiani solo il 25,9% scarica e legge ebook. Percentuali esigue se parametrite ancora una volta al resto d’Europa (36,9% in Germania) e agli Stati Uniti dove ormai l’ebook tallona da vicino l’avo cartaceo.

Va da sé che pubblicare un libro in Italia, specie se si è alle prime armi e non si possiede un nome capace di fare breccia, è impresa decisamente titanica. Le strade possibili sono due.
Una, più tradizionale vede centinaia di aspiranti scrittori produrre, inviare i manoscritti alle case editrici più abbordabili ed attendere una risposta che potrebbe non arrivare mai. Non tanto perché gli editori siano esseri malvagi e privi di coscienza ma perché le logiche di mercato decidono che cosa può essere pubblicato e che cosa invece va cestinato.
Nel peggiore dei casi si rischia di finire nei meandri oscuri dell’editoria dove poi a guadagnare è soltanto una parte.

La seconda via, certamente più tortuosa ma potenzialmente più proficua è quella del self-publishing. Diventare editori di se stessi è un percorso che stanno intraprendendo in molti e che potrebbe rivoluzionare il mercato dell’editoria, almeno quella digitale.
L’autore non è più soltanto chiamato a scrivere ma dovrà rimboccarsi le maniche e darsi da fare per curare l’impaginazione, selezionare i negozi online in cui piazzare il prodotto e soprattutto per promuoverlo.
Il mercato, composto da lettori, giudicherà la bontà del prodotto e potrebbe anche succedere che tra quei lettori ci sia un editore che fiuti l’affare potenziale e decida di sponsorizzarne la pubblicazione.
Non si tratta di fantascienza, una storia simile è alla base del successo della saga “50 sfumature”.

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È la strada che ha deciso di intraprendere un giovane giornalista di Torino, Gioele Urso, la cui prima fatica letteraria “Suicidio culinario” è da poco uscita nei bookstore online. Urso spiega così la decisione di auto pubblicarsi: “Decidere di autopubblicarsi non significa chiudere le porte all’editoria tradizionale, ma vuol dire mettersi alla prova. Non ho voluto arrendermi all’idea che il mio scritto rimanesse chiuso dentro ad un cassetto, anche perché il web e la rete oggi danno la possibilità a chi vuole di confrontarsi direttamente con il pubblico. In fondo l’ambizione di ogni scrittore è quella di essere letto – rivela – ero stanco di ricevere proposte editoriali che prevedessero un contributo da parte dell’autore”.

Autopubblicazione non significa certo improvvisazione, come dimostra la scelta di affidarsi a collaboratori di tutto rispetto. “L’impaginazione e la conversione sono state affidate a una giovane professionista del settore, Carlotta Borasio, che ha fatto un ottimo lavoro; mentre la copertina è opera di un bravissimo illustratore, Luigi Spota”.

“Autopubblicarsi non vuole dire fare le cose in modo amatoriale – prosegue l’autore – è una grande soddisfazione oggi vedere venduto il mio romanzo su Amazon, Feltrinelli e sull’Apple Store. Il successo del romanzo è tutto sulle mie spalle, mi devo occupare della promozione, della distribuzione online, dei contatti con i lettori e con eventuali editori interessati a farne un’edizione cartacea. Non è semplice, ma è molto stimolante”.

E veniamo al libro: “Suicidio Culinario (Io e il mio Pesce Palla)” è una storia semplice, un centinaio di pagine che oscillano tra il comico, il serio ed il faceto.
Nonostante il titolo del romanzo possa trarre in inganno è una storia leggera che vive al confine tra l’ironia e la consapevolezza del proprio essere.
Il protagonista, un ragazzotto torinese che scambia noia e apatia per una sconfitta personale, è fermo nella convinzione di togliersi la vita, ma ogni volta che è sul punto di compiere il gesto estremo, colto dalla paura, rivede sempre i suoi piani.
È sempre la stessa storia, fino al giorno in cui, facendo zapping in televisione, non si imbatte in una trasmissione di cucina: pochi minuti filtrati da un tubo catodico che saranno in grado di ribaltare il senso del suo essere e i piani della sua esistenza.

A.P.
@twitTagli

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