
Che cos’è una città senza il proprio castello? Cosa resta del proprio passato, della propria indelebile impronta medioevale, dello stratificato impianto urbanistico, senza i bastioni di una fortezza, senza le facciate marmoree che hanno visto sfilare re, conti e imperatori nell’arco della propria esistenza?
Cosa sarebbe di Londra senza la sua prigione turrita e i suoi corvi color pece? Che ne resterebbe di Parigi, senza la decentrata magnificenza di Versailles?
Cosa sarebbe di Milano senza il suo gioiello sforzesco? E Roma, senza il mausoleo di Adriano? La serie di domande di questo tipo potrebbe essere pressoché infinita poiché al sorgere di un castello o di un complesso residenziale regio si lega indissolubilmente, nella nostra vecchia Europa, la storia stessa delle città, l’identità precisa delle nazioni attraverso le dinastie e le case regnanti che ne hanno rappresentato la gloria e la miseria.
Ogni grande capitale europea – e non soltanto – accoglie, nel cuore delle sue geometrie urbanistiche, il segno di un tempo che fu, la maestosità architettonica di sontuosi palazzi, residenze invernali e regge di caccia.
E il castello di Berlino dove si trova? Prima di rispondere a questa domanda, si badi bene, è necessario fare alcune precisazioni: quale sede della monarchia prussiana – gli Hohenzollern – per oltre due secoli, la capitale tedesca vanta un numero invidiabile di architetture collegate alla presenza dei re (e poi imperatori) di Prussia, da Federico il Grande sino ad arrivare a Guglielmo II di Germania.
Solo per citare le più importanti, si pensi al castello di Sans Souci (foto a lato), meraviglioso gioiello rococò incastonato nel verde dei parchi di Potsdam (capoluogo del Brandenburgo, a mezz’ora di metropolitana di Berlino) tra il 1745 e il 1841, per volere dei regnanti prussiani.
Oppure, spostandosi nel tranquillo ed elegante quartiere residenziale di Charlottenburg, si veda lo SchlossCharlottenburg (foto nella galleria immagini a lato del testo), sobrio e sontuoso complesso residenziale edificato in stile neobarocco tra il 1696 e il 1712 su commissione di Sophie Charlotte von Hannover, consorte del re Federico di Prussia (che dopo la morte della moglie, avvenuta nel 1705, ribattezzò il villaggio in cui sorgeva il castello – Lützow – in suo onore, ovvero Charlottenburg).
Immerso nella quiete dei parchi e dei canali, lo SchlossCharlottenburg, in una zona centrale della città, è quanto di più si avvicini alla definizione di residenza dinastica, sebbene vi avesse dimorato “solo” l’imperatrice di Prussia.
Poco distante da Charlottenburg, sul versante nordoccidentale del Tiergarten, si erge nella sua sobrietà neoclassica lo Schloss Bellevue (Castello del Belvedere), attuale residenza del presidente della Repubblica Federale Tedesca, ma in origine (1786) pensata come residenza estiva per il fratello minore di Federico II di Prussia.
Ai margini del grande parco berlinese, fino al XVIII secolo riserva di caccia per i principi elettori brandeburghesi, il Belvedere allunga le sue ali architettoniche verso la via trionfale dell’UnterdenLinden e verso la quadriga vittoriosa sulla sommità della Porta di Brandeburgo, l’accesso ufficiale alla città sotto cui sfilava la corte prussiana.
Tuttavia occorre ancora spaziare sulle estremità occidentali e orientali dell’immenso territorio comunale di Berlino per ammirare altre due dimore nella regale costellazione architettonica del mecenatismo architettonico degli Hohenzollern.
Sulle verdeggianti sponde del lago di Grunewald (e nell’omonimo quartiere sudoccidentale) sorge invece uno delle più antiche palazzine di caccia della regione, lo JagdschlossGrunewald (foto seguente), antica testimonianza rinascimentale voluta nel lontano 1542 dal principe elettore Gioacchino II del Brandeburgo e poi modernizzata nei secoli successivi con interventi barocchi e rococò. Andando poi a 45 chilometri verso est, si scopre l’altra piccola meraviglia regale a Köpenick, uno dei quartieri più orientali di Berlino: lo SchlossKöpenick, costruito il 1677 e il 1681 per l’allora erede al trono Federico I di Prussia, offre un eclettismo sospeso tra il rinascimento e il barocco, impreziosito dal mobilio di pregio nei suoi interni.
Preziose – e spesso poco conosciute – sono le residenze distribuite ai confini della città, tutte gravitanti attorno alla sede della corte rappresentata dal castello di Potsdam, un complesso che, nelle intenzioni dei suoi architetti, avrebbe dovuto far sfigurare l’opulenza e il gigantismo di Versailles.
Si è parlato però all’inizio di dimore così profondamente radicate nel centro storico della città da risultare il più affidabile e veritiero specchio dei tumulti storici e delle mutevoli passioni politiche europee.
A Berlino un simile edificio non c’è, o meglio non c’è più e, nel giro di alcuni anni, ci sarà di nuovo.
Qualcuno penserà che si tratta di una tipica storia berlinese: architetture che vanno e vengono, palazzi rasi al suolo e ricostruiti in stili del tutto differenti, ideologie che si sono avvicendato lasciando la loro cifra artistica sul marmo e sull’urbanistica cittadina. Effettivamente, una tale ricostruzioni non è poi così lontana dal vero.
Berlino, fino al 1950, ebbe il suo grandioso castello, il centro nevralgico dell’imperialismo prussiano. Denominato, con poca fantasia, Berliner Stadtschloss, l’immenso castello a pianta quadrata all’ombra di una imponente cupola ramata si innalzava su quella che è l’odierna Schlossplatz (piazza del castello).
Mèta sontuosa della via trionfale UnterdenLinden (peraltro fiancheggiata, in tutta la sua ragguardevole estensione, da altri palazzi regali in stile neoclassico progettati dall’architetto di corte, Karl Friedrich Schinkel), il castello di Berlino risale addirittura al 1443, in quanto residenza principale dei primi principi elettori del Brandeburgo – regione dell’allora Sacro Romano Impero.
Ampliatosi e arricchitosi di gioielli architettonici nel corso dei secoli, divenne residenza ufficiale (assieme a Potsdam) degli Hohenzollern e, dopo l’unificazione del 1871, e degli imperatori tedeschi.
Con spirito equanime, al termine del primo conflitto mondiale, il castello si prestò anche da portavoce del nascente bolscevismo: da uno dei suoi quattro portali, il 9 novembre 1918, Karl Liebknecht proclamò la fondazione della “Repubblica socialista” (rovesciata dai Freikorps qualche mese più tardi). La facciata da cui fu proferito lo storico annuncio venne conservata e ad oggi è l’unica parte originale ancora in piedi, essendo stata incorporata nell’edificio dello Staatsratgebäude (edificio del consiglio di Stato della DDR). Risultato architettonico della grandeur imperiale prussiana nonché fulcro della vita politica cittadina e nazionale, il palazzo venne pesantemente danneggiato dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale.
Alla fine del conflitto tutto quel che rimaneva era un gigante in macerie, sfigurato e irriconoscibile, un’ombra cinerea dei suoi fasti passati. Contrariamente a molti altri monumenti cittadini (e tedeschi in generale, si pensi alla ricostruzione in toto del centro storico di Dresda), le autorità decisero di dare il colpo di grazia alla moribonda struttura.
Poiché “simbolo del militarismo prussiano” ne venne decretato nel 1950, da parte del governo socialista di Berlino est, l’abbattimento. Al posto dell’ingombrante monumentalismo assolutista, l’amministrazione della DDR decise nel 1976 di erigere il controverso PalastderRepublik(Palazzo della Repubblica), idealmente una vetrina architettonica delle conquiste sociali e tecniche della Germania est, materialmente un “mostro” estetico deriso dalla stessa cittadinanza e contenente altissima quantità di amianto – cosa che si scoprì in seguito e ne sancì il definitivo abbattimento, completato nel 2008.
Pensato come centro culturale e ricreativo della vita mondana socialista, il Palazzo della Repubblica non catturò mai il cuore dei berlinesi dell’est (forse per la completa estraneità architettonica al resto del centro storico) e, assieme alla MarxEngelsPlatz antistante (nota per le due enormi statue bronzee raffiguranti i due padri del comunismo) e all’altissima torre televisiva inaugurata qualche anno prima, costituì la triade stilistica della demonizzata – e da alcuni anche compianta – repubblica democratica tedesca.
Nonostante, per oltre quindici anni, figurasse tra le più palesi aberrazioni estetiche riscontrabili nel quieto classicismo circostante, qualcuno si oppose all’abbattimento, adducendo mere ragioni di “affetto” – confluite poi probabilmente nel trend socioculturale noto come Ostalgie (nostalgia della DDR). In un modo o nell’altro, nel 2008 finì di essere “smontato”.
Al suo posto rimase una spianata verde, lungo il canale e di fronte al Duomo, presto trasformata in parco e luogo di ricreazione libera.
Tuttavia il fantasma del castello di Berlino non ha abbandonato i luoghi della sua passata imponenza: da anni si discute circa la possibilità di ricostruire nuovamente il maestoso simbolo di oltre trecento anni di dominio prussiano.
Evidente esempio di anacronismo architettonico, di banale replica ingegneristica di un palazzo scomparso? Molti si sono interrogati sull’effettiva utilità di questa impresa, percepita un po’ in contraddizione con il fluire costante della città, che rimpiazza antichi monumenti con nuove costruzioni, protesa sempre verso il futuro, e mai verso la stantia riproduzione di un lontano passato.
L’orgoglio ha avuto però il suo discreto peso, e il desiderio berlinese di riavere un suo “proprio” castello, una concreta manifestazione della sua storia e delle sue origini, ha convinto le autorità a ricostruire l’immensa residenza. Il Berliner Stadtschloss è attualmente in fase di ricostruzione (a questo link si può seguire il procedere dei lavori con una webcam), nella sua originaria posizione.
Al momento i lavori procedono con lentezza e, compatibilmente agli altri dispendiosi cantieri in città (l’allungamento della linea U5 tra Alexanderplatz e la porta di Brandeburgo; il travagliato aeroporto internazionale “Willy Brandt), dovrebbe essere ultimato entro il 2019. C’è ancora molto, forse troppo, tempo per crogiolarsi nella rassicurante prospettiva di un vero e proprio castello cittadino. Naturalmente non mancano i dibattiti su come dovrà essere lo stile, se la pedissequa ripetizione di quello originale o la modernizzazione spavalda delle ali e delle facciate – i disegni non hanno mancato di far inorridire qualcuno.
In tutto questo il risultato finale non sembra essere la cosa più importante. Nel frenetico avvicendarsi di epoche, di palazzi e ideologie, il fatto che Berlino, prima o poi, possa riabbracciare il proprio castello è la garanzia che, talvolta, anche una città di questo tipo possa fondarsi su un centro, radicarsi in un luogo, e da lì evocare ciò che è stata e ciò che non tutti i suoi moderni abitanti sanno su di lei.
Gabriele Dalla Riva
@twitTagli