Sabato 24 agosto. L’Italia è ancora in ferie quando dalla terra spunta improvviso e inaspettato uno sbuffo di gas dalla rotonda di via Coccia di Morto a Fiumicino, non molto distante l’aeroporto.
Subito si pensa ad una tubatura rotta, ma non è così: era infatti nato in quel preciso istante un vulcanetto di fango.
Ma cos’è questo fenomeno? Certo, a qualcuno a sentire questa notizia sarà venuto in mente il film Volcano del 1997, interpretato dall’ottimo Tommy Lee Jones, in cui un vulcano vero e proprio faceva la sua comparsa tra le vie di Los Angeles, seminando panico e distruzione. Potete star tranquilli, niente di tutto ciò.
I vulcanetti di fango, infatti, sono sì dei vulcani in miniatura (arrivano fino a qualche metro di altezza), ma a differenza dei loro parenti giganti non eruttano magma, ma argilla, acqua salmastra, metano, anidride carbonica e altri gas (soprattutto anidride solforosa).
Sono una manifestazione di vulcanismo secondario, come i geyser, i soffioni boraciferi e le solfatare, oltre che alle ben più rinomate terme (cosa credevate, che le terme fossero “artificiali”? Le terme sono una manifestazione di vulcanismo secondario).
I vulcani di fango non sono un fenomeno così atipico nel nostro bel Paese, tanto da venire citati da Guy de Maupassant ne il suo “Viaggio in Sicilia”.
Lo scrittore francese, a dire il vero, non ne ebbe una buona impressione, definendoli una “pustola di una terribile malattia della natura”. L’immagine sotto si riferisce proprio alle Macalube di Aragona, in provincia di Agrigento, che furono proprio i vulcanelli visti da Guy de Maupassant.
Come è facile immaginare, questa forma di vulcanesimo è molto diffusa in Sicilia (dove viene chiamata “maccalube”, termine proveniente dal dialetto, che a sua volta deriva dall’arabo “maqlub”, ossia ribaltamento).
I vulcani di fango sono, comunque, anche presenti in Emilia-Romagna e in altre regioni d’Italia.
Tornando al nostro vulcanetto di Fiumicino: dopo la sua comparsa il 24 agosto, la sua attività non ha cessato e la rotonda nella quale è comparsa è stata transennata. È notizia delle ultime ore della comparsa di un nuovo “cratere” e quindi di un nuovo probabile vulcanetto poco distante dal primo.
Il primo vulcanetto, tenuto sotto controllo da geologi dell’INGV e dell’Università La Sapienza di Roma, ha continuato inoltre ad espandersi e il suo cratere (se così si può chiamare) è arrivato a misurare quasi 2 metri (la foto si riferisce al 28 agosto 2013 ed è stata pubblicata da “La Repubblica”).
Qualcuno si potrà stupire che sia comparso proprio nel Lazio. Ebbene il Lazio era una zona vulcanica: quasi tutti i suoi laghi erano grandi caldere vulcaniche, che ora si sono spente e si sono riempite d’acqua.
Inoltre pochi sanno che anche il Lazio ha il suo vulcano attivo: ossia il Vulcano Laziale localizzato nei Colli Albani, la cui ultima attività è stata di tipo idromagmatica circa 19.000 anni or sono.
Alessandro Sabatino
@twitTagli