Dal 28 Maggio al 1 Giugno si terrà a Torino il Festival dell’Architettura, con quartier generale alle Officine Grandi Riparazioni – sede di mostre e conferenze – e vari punti chiave della città a farle da satelliti: l’Associazione MADE, il Politecnico, La Contemporanea Studio tra gli altri. Qui le mostre si protrarranno in alcuni casi anche fino al 21 Giugno.
La scelta delle OGR come fulcro dell’evento non è casuale: si tratta infatti di un’architettura fino a pochi anni fa abbandonata a se stessa, di bellezza discutibile, che viene rimessa a nuovo e acquista un valore estetico inaspettato.
Uno dei filoni portanti del festival è per l’appunto la riscoperta di luoghi della città caduti in disuso e del loro potenziale urbano: a sviluppare il tema sarà la mostra fotografica Le rovine esposte.
Poi, Urban Exploration (27 Maggio-23 Giugno) con i lavori su Torino di Christophe Dessaigne e le immagini di una Detroit decadente di Arianna Arcara e Luca Santese.
L’obiettivo dell’evento è far nascere un interesse per l’architettura urbana e i suoi possibili sviluppi in ogni tipologia di cittadino, dallo studente al pendolare: a questo proposito una particolare attenzione viene data a tutti i modi in cui una città può crescere e migliorare la propria vivibilità nell’ottica della “smart city” ecologista dove ognuno di noi vorrebbe vivere: le OGR traboccano di modellini di condomini con i giardini sul tetto o piccoli orticelli che li circumnavigano.
In parallelo, un cammino storico dal Futurismo ai giorni nostri presenta il legame che potrebbe crearsi tra tecnologia e natura nella Torino del domani.
Altro tratto distintivo del Festival, come negli anni addietro, è il legame con musica, arte e ogni altra disciplina artistica e non che possa avvicinare le persone all’architettura: tra queste è emblematica l’iniziativa GreenTOfamily (museo A come Ambiente, 30 Maggio-9 Giugno) pensata per le famiglie che vogliono conoscere i vantaggi di vivere in un ambiente ecosostenibile tramite workshop e laboratori.
Mercoledì 29 Maggio sono andata alle Officine Grandi Riparazioni a vedere come erano stati allestiti gli spazi: malgrado una distribuzione degli stand nella parte delle conferenze e della mostra Dal Futurismo al Futuro Sostenibile che incentiva più il perdersi che l’osservare, gli spazi dedicati alle altre mostre sono organizzati molto bene, con un buon numero di volontari entusiasti di spiegare ogni iniziativa o progetto allestito.
Una volontaria di UrbEx – il movimento che va alla ricerca dei luoghi fatiscenti o abbandonati o semplicemente brutti di una città per proporne un riuso costruttivo – mi chiede quale edificio torinese vorrei fosse modificato, buttato giù o ricostruito: io le chiedo se pensa che Palazzo Nuovo sia in qualche modo salvabile.
Il suo sguardo eloquente mi fa capire subito l’antifona: loro ipotizzano riconversioni architettoniche, non miracoli.
Io, nel mio, continuo a sperarci.
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@twitTagli