L’8 marzo ricorre la Giornata internazionale della donna, o se preferite, la festa della donna. Le origini di questa ricorrenza non sono affatto sconosciute ma, inspiegabilmente, l’8 marzo viene solitamente ricondotto ad uno dei tanti drammi dell’epopea industriale dei primi del Novecento; l’incendio, nel 1911, della fabbrica Triangle di New York in cui persero la vita 146 persone, prevalentemente operaie italiane e dell’Est Europa.
Un incendio avvenuto però il 25 marzo.
Un equivoco storico che continua a circolare ancora oggi, spesso con versioni diverse che citano fabbriche mai esistite, numeri e circostanze distanti dal vero. Meccanismi eterni, comuni ad altre ricorrenze, che i social network hanno soltanto accelerato.
Solitamente funziona così:
- Il 7 marzo nessuno si ricorda delle origini della Giornata;
- la mattina dell’8 marzo, dopo una fugace ricerca su internet, quasi tutti conoscono l’episodio della fabbrica bruciata e del padrone che avrebbe chiuso dentro le operaie:
- a mezzogiorno qualcuno fa notare che, in effetti, il racconto delle 146 (donne? operaie? Uccise da “un uomo” o da un “padrone” a seconda della lettura sessista o classista che si vuole dare) operaie tessili morte a New York proprio l’8 marzo è forse solo un’invenzione (la data, perché la tragedia è confermata dalla storia);
- nel pomeriggio qualcun altro ribatte che non importa se il fatto sia reale o no, perlomeno è significativamente simbolico. Insomma, anche se impreciso serve allo scopo, indigna e suscita dibattiti.
E via così: di condivisione in condivisione, l’equivoco storico si alimenta e si consolida – e sgretolarlo del tutto sembra quasi impossibile.
Così però si rende un pessimo servizio alla storia e non si onora una ricorrenza che merita l’attenzione e il rispetto di tutti, soprattutto in tempi in cui si scopre che la violenza sulle donne non è scomparsa e non è solo roba da paesi del Terzo Mondo.
Che cosa si commemora allora l’8 marzo e perché si celebra proprio in quel giorno la festa della donna? I prodromi di quella che sarà la Giornata internazionale della donna vanno ricercati nel primo decennio del Novecento.
Nel 1907, nel corso della II Internazionale socialista si discusse anche della questione femminile e i partiti socialisti si impegnarono ad ottenere l’introduzione del suffragio universale delle donne.
Il 3 maggio dell’anno successivo, negli Stati Uniti, una conferenza del partito socialista indetta per discutere delle disumane condizioni di lavoro delle donne, dei bassi salari, delle discriminazioni venne chiamato Woman’s Day. L’iniziativa non ebbe seguito ma il partito socialista invitò tutte le sezioni a dedicare l’ultima domenica di febbraio all’organizzazione di una manifestazione per chiedere il voto delle donne.
Possiamo quindi dire che la prima Giornata della donna venne celebrata negli Usa, il 28 febbraio 1909.
In Europa approdò proprio grazie all’esperienza delle socialiste americane. In Germania, Austria, Svizzera e Danimarca la festa si tenne per la prima volta il 19 marzo del 1911, in Francia il 18 e in Russia il 3 marzo 1913.
Dopo la sospensione per la Grande Guerra l’8 marzo 1917. le donne di San Pietroburgo scesero in piazza per rivendicare la fine del conflitto.
Quella protesta ne innescò altre e diede vita alla rivoluzione russa di febbraio. Nel 1921, la II Internazionale delle donne comuniste fissò per l’8 marzo la Giornata internazionale dell’operaia.
Il divampare della Seconda guerra mondiale e altre cause crearono un vuoto nel quale si perse la memoria storica di quella ricorrenza. Nel dopoguerra iniziarono a circolare le versioni più disparate sulla festa della donna. La più celebre è proprio quella che fa riferimento all’incendio della fabbrica Cotton’s (mai esistita) facendo confusione con l’incendio della Triangle (questo, come abbiamo visto, realmente accaduto).
Le rivendicazioni del movimento femminista negli anni Settanta portarono, l’8 marzo 1975, a celebrare in contemporanea in tutto il mondo, la Giornata della donna.
Giornata che ottenne, nel 1977, il riconoscimento ufficiale delle Nazioni Unite.
A. P.
@twitTagli